venerdì 10 maggio 2013

Maniac

33

Come già annunciato a Cannes a maggio da parte del regista francese Franck Khalfoun, Elijah Wood è il protagonista nel ruolo iconico di Frank Zito, del remake di uno dei più classici horror di culto mai realizzati, quel " Maniac" girato nel 1981 daWilliam Lustig, e grazie al quale ha trovato la sua strada sugli schermi del FrightFestcercando di disturbare e terrorizzare il suo pubblico, e riuscendo in entrambe le aspettative.

Frank Zito (Wood) è un uomo solo e assai tormentato. Egli vive e lavora downtownL.A.(è efficace la traspisione nell'ambientazione dalla laida e perversa N.Y. di Times Square dei sexy shop e peep show di live sex 24H tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta del film originario, a quella nella L.A. di oggi, nuova babilonia di aberrazioni e madide ossessioni/aberrazioni sessuali) di in un antico negozio di restauro manichini che era di sua madre, ed è diventato scollegato e isolato da ogni contatto umano dopo la sua morte. Grazie alla sordida vita personale della madre, così come per la sua mente oramai completamente disturbata, è diventato un serial killer selvaggio e brutale all'ennesima potenza. Alla ricerca di uno scambio con qualche persona del sesso opposto, si incammina per le strade di Los Angeles e, totalmente preda e incapace di combattere i suoi impulsi violenti, uccide vittime innocenti per rescindere poi il loro scalpo. Incontra poi Anna (Nora Arnezeder,), una giovane bellissima fotografa, e dopo aver insieme condiviso il suo apprezzamento per il proprio rispettivo lavoro, inizia con lei un'amicizia condannata in partenza, come Frank che combatte contro i propri demoni.

" Maniac " 2013 di Franck Khalfoun è un orribile, estremamente appagante esperienza, squallida ma che sa bene come mettere completamente a disagio lo spettatore, e credo che debba essere detto. Tuttavia, è propriamente la sua natura senza compromessi a renderlo assolutamente e completamente coinvolgente. Impeccabilmente fatto grazie all'apporto fortemente improntativo di Alexandre Aja e Gregory Levasseur in sceneggiatura-adattamento e produzione, l'abilità indiscutibile di Khalfoun con il materiale significa che non si percepirà mai la bruttezza e la brutalità per l'amor del brutto. Ovviamente, "Maniac" non è certo e non sarà mai un film per tutti, esattamente così come deve essere, è solamente auspicabile che le persone che avranno una reazione negativa non la motiveranno come fu per l'originale con grevi accuse strumentali di sciovinismo femminista, o attraverso delle insostenibili motivazioni su una sua presunta misoginia, perché credo proprio che di gazzarre del genere non se ne possa più. Un film misogino anche se a noi ci garba e pure parecchio, è una cosa, un film SU un misogino è cosa completamente diversa. E anche se viene fatta vedere e mostrata in dettaglio la molta violenza contro le donne che appaiono nel film, in verità l'atto non è mai minimamente condonato ed è sempre rappresentato come orribile.

La scelta stilistica coraggiosa di girare interamente in POV funziona incredibilmente bene, ed è intelligentemente utilizzata, dando al pubblico uno sguardo non filtrato alla terrificante esistenza di Frank. Si potrebbe pensare che una tale scelta sarebbe potuta diventare fastidiosa e pleonastica molto rapidamente, ma invece non la si sente mai fuori posto o arrischiata come un espediente. Anzi, ti conquista e ti fa capire che questo è forse l'unico modo per raccontare questo tipo di storia in un modo come qui, assolutamente efficace.

Elijah Wood nei panni di Frank Zito - un'altra scelta ispirata dettata dal coraggio diKhalfoun - il cui contegno dell'attore e la sua presenza fisica è così eccellentemente svolta dà infondere al carattere del personaggio una strana vulnerabilità, conferendogli lo stagliarsi di una figura tragica che ha spezzato la propria vita da sempre portandolo giù lungo un percorso che egli non avrebbe mai voluto percorrere, verso gli abissi ai quali egli è oramai condannato. Anche se, è importante dire che il regista è abbastanza intelligente da non dare mai un briciolo di simpatia o di empatia per il personaggio -comunque leggendario pur nella sua assoluta negatività-, lui è il male e viene sempre visto come tale.

Tecnicamente impeccabile, il film grazie anche all'apporto di un sonoro e di una colonna sonora originale e dai famosi brani anni '80, sembra incredibile. Focalizzato, tenebroso e profondamente inquietante, "Maniac" è riuscito a ricreare un'atmosfera tale di quelle che non si vedevano al cinema da un bel po 'di tempo. Uno dei migliori film che quest'anno ha avuto ad offrirci, finora.










Chicago International Film Fest Anno 2012 Nomination
al Gold Hugo per la After Dark Competition a
Franck Khalfoun

Neuchatel International Fantasy Film Festival
Anno 2012 Nomination
al Narcisse Award come Miglior Film Fantastico a
Franck Khalfoun

"Juno"

Scritta da Robin Coudert e Chloe Alper
Eseguita e cantata da Robin Coudert e Chloe Alper



Il film ci ripresenta in una sequenza interamente la bellissima, famosa canzone "Good-bye Horses", di Q Lazzarus . La canzone era sta già splendidamente utilizzata ne "Il Silenzio degli Innocenti", un altro film su un serial killer che scuoiava persone e aveva avuto problemi con la madre.

Spoiler
La voce di curiosità/trivia qui seguente potrebbe rivelare importanti aspetti della trama.
Subito dopo la scena in cui Frank uccide la ragazza in un parcheggio e si alza con un coltello in una mano e il cuoio capelluto nell'altra, si può vedere il suo riflesso per alcuni secondi nel vetro del finestrino di una macchina, il che volutamente cita e richiama la famosa locandina del film originale di "Maniac", con la vistosa erezione affiorante da sotto i jeans, e che tanto aveva fatto mettere al bando la pellicola di William Lustig da gruppi di inferocite femministe.


Napoleone Wilson

giovedì 9 maggio 2013

Oblivion (Review #2)

4

Prima di andare a vedere questo film era forte il timore dell'effetto Total Recall: film pessimo, pubblicizzato molto bene. Ci siamo dovuti subito ricredere. La trama è ben costruita con un crescendo di colpi di scena. Ottima la scenografia (del resto il regista è un architetto) e gli effetti speciali che ci regalano scene mozzafiato. C'è anche una buona dose di suspense, specie quando il protagonista si trova a dover affrontare gli scavenger all'interno di un edificio sommerso dai detriti. Ne consigliamo caldamente la visione. (cfr. anche la rece di Napoleone).

Il film è tratto dall'omonimo fumetto ideato dallo stesso regista, Joseph Kosinski. Gli scavenger hanno attaccato la Terra e distrutto la Luna, sconvolgendo l'equilibrio climatico del Pianeta. Per gli umani l'unica difesa efficace sarà la guerra nucleare che li porta così ad una vittoria di Pirro. Il pianeta è reso inabitabile – ad eccezione di poche oasi – a causa delle radiazioni. Agli umani non resta che trasferirsi su Titano, satellite di Saturno. Jack Harper (Tom Cruise) e Victoria Olsen (Andrea Riseborough) hanno il compito di sorvegliare le idro-trivelle, gigantesche piramidi rovesciate, che assorbono l'acqua degli oceani per ricavarne energia nucleare utile alla colonia di Titano. E' plausibile che l'energia prodotta venga trasmessa, per esempio, convertendola in microonde che poi verrebbero riconvertite a destinazione; la resa magari non sarebbe ottima, per quanto comunque le idro-trivelle avessero il compito di prosciugare tutti gli oceani. La vita di Jack e Victoria sarà sconvolta dall'attività di sabotaggio di irriducibili scavenger, capeggiati da Malcolm Beech (Morgan Freeman) e dall'arrivo di una misteriosa donna, che disturba i sogni di Jack: Julia Rusakova (Olga Kurylenko). Degna di menzione anche l'interpretazione di Melissa Leo (l'antipaticissima Sally) e di Nikolaj Coster-Waldau (il Sergente Sykes).

Ci rammarichiamo molto dello scarso spazio dato ad un personaggio come Malcolm Beech, che meritava più approfondimento, per non parlare dei personaggi che sono al suo comando. Nessuno di loro evolve, ad eccezione del protagonista principale – una mancanza che vediamo anche nel Matrix dei Wachowski. Nello spoiler elenchiamo altri aspetti, che tolgono una stella ad un film potenzialmente meritevole di averle tutte.


Spoiler
Cose che vi rovineranno la visione del film.
Oblivion sembra mettere sullo stesso piano natura e cultura; pensiamo alla scena in cui il protagonista tiene assieme un vasetto d'erba in una mano ed un libro in un altra. Intuizione geniale. Purtroppo certi temi non vengono sviluppati, senza contare che si basa su un errore di fondo che sconfina in certa pseudoscienza; ci riferiamo al principio in base al quale un clone dovrebbe conservare la memoria dell'originale. Questo è impossibile; un conto è la “memoria” genetica, un altro è quella psichica. Supponiamo comunque che il Tet avesse conservato la memoria degli originali e l'avesse impiantata in serie ai cloni; che senso avrebbe farlo se poi a ognuno di loro si prendono il disturbo di cancellarla? per altro male. E' una contraddizione che stride abbastanza.

Altre cose non tornano. Per esempio, quanto il protagonista visita l'altra Victoria nel settore 52, ha evidenti ferite al volto, che lasciano del tutto indifferente la sua collega e amante. Ciò che manca di più in questo film è il tema del convivere con cloni di sé stessi e di essere in prima persona dei cloni di qualcuno; nonostante il film ne imponesse lo sviluppo. Non sappiamo nemmeno che fine faranno gli altri, dopo la distruzione del Tet. Mica li lasceranno morire di stenti.

Una cosa simpatica che abbiamo notato è la panza di Freeman. Una dose di addominali per un attore come lui non gli avrebbe fatto certo male.


Un'ultima curiosità: Verso la conclusione del film una comparsa ha il compito di aprire le porte della base dei ribelli. Questo somiglia parecchio a Steven Spielberg. Ci chiediamo - non senza ridere - se per caso si trattia proprio di lui. Probabilmente no. Del resto era già successa una cosa simile con Kevin Costner, ritenuto erroneamente il cecchino che uccide Caparzo, in Salvate il soldato Ryan. Si trattava in realtà di Leos Strasky. Ci sembrava comunque divertente segnalarlo.


Per decenni credevano di combattere contro un nemico di cui invece erano i servi. Dal basso i loro simili cercavano di farglielo capire, ma per tutta risposta gli sparavano contro. No, non è la storia del PD. Questa è fantascienza. Il cospirazionismo è un tema che va per la maggiore in questo secolo e la pellicola di cui parliamo ne è un esempio. Oblivion è anche un atlante della fantascienza contemporanea. Dobbiamo tenere conto inoltre dei temi di fondo riguardanti la fantascienza classica. Si va da quello apocalittico, post nucleare, alla diffidenza verso le macchine e gli alieni; aggiungiamo anche un pizzico di pessimismo dickiano.

Di seguito elenchiamo le influenze che il film subisce e gli eventuali omaggi:

Matrix
Il capo dei ribelli è nero, indossa degli occhiali scuri e da al protagonista la possibilità di scoprire da solo la verità. Il vero aspetto del mondo reale. Verso la fine del film l'eroe – il prescelto; colui che tra tutti i cloni rivela le caratteristiche giuste – entra nella stanza dei bottoni, dove può vedere anche i corpi dei cloni in stasi. L'intero film sembra essere una rielaborazione del soggetto della trilogia.

Star Trek
Gli alieni che terrebbero in scacco l'umanità non si vedono mai. Il nemico è puramente tecnologico. Il Tet – che ricorda la decisiva offensiva della guerra nel Vietnam – è una macchina che attira l'astronave in viaggio verso Titano; ricorda molto il V'ger di Star Trek: The Motion Picture. Anche il tema dell'eroe che incontra il suo doppio o viene proprio clonato è molto frequente nelle serie trek, venendo sviluppato in modo più esaustivo rispetto a Oblivion, che invece da questo aspetto rimane irrisolto. Al contrario di V'ger, che cerca il suo creatore, il Tet (o meglio, Sally) sostiene di esserlo.

Star Wars
La scena finale in cui viene distrutto il Tet e i suoi droni rovinano puntualmente a terra mentre stavano per annientare i ribelli, costretti in una posizione senza via d'uscita.

2001: Odissea nello spazio
Il Tet parla attraverso una luce rossa, come Hal 9000.

Il pianeta delle scimmie
Vi è una scena in cui è visibile ciò che resta della Statua della Libertà, così come avviene nella fine del film.

Robocop
Il protagonista rischia più volte di non essere riconosciuto dai droni, specialmente in situazioni equivoche, come quando tiene una pistola in mano. Tutte situazioni ansiose tipiche di quel film.

Cinematografia e vita di Tom Cruise
Non c'entra necessariamente con la fantascienza, non di meno, molti elementi sembrano scherzare con i film precedentemente interpretati dall'attore. Da Top Gun a Mission Impossible. Potremmo anche aggiungere un fatto casuale: la scritta “clear” che compare quando il Drone 166 ispeziona il protagonista; si tratta anche di un grado nella gerarchia della famigerata setta di Scientology, della quale l'attore fa parte.

Gli omaggi e le analogie non finiscono qui. Possiamo vederci anche un pizzico di Wall-E, considerando l'aspetto filantropico del protagonista, che colleziona oggetti della civiltà passata. La pellicola testimonia l'amore del regista e autore per la cultura fantascientifica. Ma anche per i temi che la fantascienza contemporanea maggiormente difende: la difesa della natura, che passa anche attraverso quella della cultura, senza la quale non può sussistere la prima.

Voto: 4 stelle.


Giovanni Pili

lunedì 6 maggio 2013

The Lords of Salem - Le streghe di Salem

19


“Ti stavamo aspettando ... abbiamo sempre aspettato.”
“I Signori Stanno Arrivando”
“Eretica. Strega. Diavolo.”
Frasi di lancio originali del film

Sonny/Dee Wallace :-”Satana! Vieni da noi! Noi siamo pronte! Satana! Vieni da noi! Noi siamo pronte! Satana! Vieni da noi! Noi siamo pronte!”
Megan/Patricia Quinn :- “In una rara occasione, appare un bambino speciale.”
Heidi Hawthorne/Sheri Moon Zombie :- “Ho appena visto una persona 10 minuti fa in piedi sulla porta.”
Lacy Doyle/Judy Geeson :- “Oh, mi dispiace deluderti ma non c'è nessuno nella numero 5.”
Sonny :- [Osservando il corpo gonfio] “Che spreco di un uomo buono.”
Lacy Doyle :- “Sì, un vero peccato. E lui non sarebbe mai stato in grado di fermarsi di fronte a niente.”
Megan :- [sospira] “Importa a qualcuno una fresca tazza di tè?”
Lacy Doyle” :- “Amata cara.”
Margaret Morgan/Meg Foster :- “Benvenuta!”
Conte Gorgann/ Torsten Voges :- “Non siamo le pecore di un Dio piangente. Siamo il possente caprone!”
Margaret Morgan :- “Abbiamo aspettato, Heidi ... Siamo sempre stati in attesa.”
Lacy Doyle :- [a Matthias] “Penso che tu sia venuto qui per entrare nella testa della mia cara piccola Heidi. Entrare nella sua testa e nel suo cazzo di cervello. Sei venuto qui per attaccare il tuo cazzo ficcanaso dentro la sua testa e il suo cazzo cervello, vero signor Matthias?”
"Satana! Vieni da noi! Noi siamo pronte! "


The Lords of Salem” come tutti i film di Rob Zombie, è ambientato in un presente in cui gli anni '70 sono vivi e vegeti e quantomai in questa sua ultima fatica nella quale gli smartphone e i tablet sono ben poco presenti. Durante la sua carriera, Zombie ci ha ovviamente mostrato con lo stile exploitativo che gli appartiene quanto sia stato innamorato di quel decennio (che è quantomai presente in larga misura nel primo“Halloween” sempre da lui realizzato, e in misura minore nel numero II ), The Lords of Salem” evoca i suoi demoni per un complotto di streghe che attinge dai vari angoli delle cinematografie del globo. Zombie invoca quasi ogni diavolo immaginabile dei settanta, dal gusto per la stregoneria del “b-bis” italiano, ai film del terrore pagano secondo il “british -style”, e il risultato che ne è scaturito diviene la sua Opera più ambiziosa e raffinata finora realizzata. Per la prima volta nella sua carriera, Zombie tenta di turbare veramente invece di limitarsi ai suoi assalti visivo-sensoriali. Anche se non tutto è riuscito a causa di alcune ricadute lungo il percorrere della trama, l'approccio di Zombie è quello di un esercizio stilistico che conferma la sua voce riconoscibilissima, all'interno del genere.

Come suggerisce il titolo, il film si svolge all'ombra del secolare e celeberrimo processo alle streghe di Salem. In questo racconto romanzato, il reverendo Jonathan Hawthorne (Andrew Prine, chi si rivede direttamente da famosi titoli settanteschi del filone stregonesco, sostituendo a lavorazione già iniziata Richard Lynch, ammalatosi) perseguita e fa bruciare una congrega di presunte streghe. 300 anni più tardi, la loro leggendaria maledizione pende ancora sulla città e inizia a perseguitare Heidi (Sheri Moon Zombie), una disc jockey locale che riceve un misterioso disco in vinile il quale contiene una ripetitiva, inquietante melodia, che potrebbe essere la controparte demoniaca per quella equivalente di Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Poco dopo aver ascoltato la malefica nenia, Heidi comincia a sperimentare fenomeni bizzarri e luridi, incistati in perversi incubi, i quali sono radicati nella sordida storia della città.

The Lords of Salem” è senza anche dubbio il film più originale di Zombie visto finora, ma prende in prestito e in maniera piuttosto ironica da più fonti. Alcune si estendono anche al di là degli anni '70, in quanto vi sono certamente presenti accenni a precedenti lavori di Bava (soprattutto “La Maschera del demonio” e “Operazione paura”), mentre la scenografia sinistra dell'appartamento di Heidi ricorda gli orrori claustrofobici di Polanski. In molti modi diversi, il film è un mix disordinato di molti mondi, in fondo, se Argento, Ken Russell, e Roger Corman avessero mai collaborato per un lungometraggio del tardo periodo Hammer, lo si sarebbe probabilmente potuto ammirare così come è “The Lords of Salem”. Zombie prende in prestito pesantemente da tutti i colori del giallo-thriller europeo anni settanta, così come il febbrile, trasognato trip estetico di un Euro-horror di grande effetto: The Lords of Salem” è un viaggio onirico, uno sforzo allucinante e allucinatorio che non rifugge mai dalla logica da incubo che permette a Zombie di indulgere nella sua stranezza la quale è come una firma stilistica, si veda ad esempio la sequenza di apertura, caratterizzata da uno strano rituale della congrega (si tratta di una capra e di alcune donne molto nude, l'ultima parte della quale in realtà ricorda un altro analogo momento Polanskiano inMacbeth” [1971]).

Nel film c'è comunque molto di personale, maggiormente che le dovute e obbligate influenze da ovunque provengano, e alcuni intermezzi sono più efficaci di altri. In alcune occasioni, Zombie non può reiterare l'imitazione di se stesso e cade nello scandaloso da due soldi e nel prevedibile (soprattutto non esita a mettere in evidenza la perversità associata a questo particolare genere), ma alcune scene sono veramente efficaci. Sorprendentemente, la maggior parte di esse sono momenti in tono minore nei quali Zombie non aveva ancora dimostrato fino ad oggi una capacità talmente sorprendente anche per i suoi generalmente alti standard, con molte paure che agiscono sottilmente in antefatti nell'ombra (per coincidenza, sia Jason Blum che Oren Peli sono qui associati come co- produttori). Alcuni di loro sono così minimizzati che non li si può immediatamente registrare, il che è ben lontano dal tipico approccio traumatico e da corpo contundente di Zombie. Anche in questo caso, ci sarebbero un sacco di sequenze ancora da analizzare, tanto più che il film inizia a virare verso la sua conclusione, e tuttavia, per la maggior parte, Zombie ci presenta una struttura a culminazione che procede quasi sempre molto bene, ed è assolutamente necessario per un film come questo.
Zombie riesce nell'insieme a tirare fuori da sé dei momenti degni del miglior Argento dei tempi che furono rappresentandoli e incanalandoli in un'atmosfera inquietante, per compensare un certo logorio di trama senza meta e che altrimenti girerebbe un po' a vuoto, costruendo invece grazie al suo indubbio talento visionario e immaginifico un qualcosa di importante.

Per fortuna, Zombie capisce anche che questo tipo di storie riesce meglio se i personaggi sono relativamente simpatici. Seguendo i suoi propri standard, questo set di characters è un gruppo di santi: Heidi si presenta come uno dei luoghi comuni della white trash che vive nei motorhome, caratteristica dei film di Zombie, ma in realtà sembra una donna decente che sta cercando di superare una precedente tossicodipendenza. E' discutibile o meno che forse un'attrice migliore sarebbe servita a rendere ancora migliore il film (ma si sa Zombie mette sua moglie sempre protagonista coma una musa, anche se avrebbe davvero bisogno di trovare una musa migliore, del tipo diJessica Harper o Edwige Fenech dei tempi che tanto dimostra di amare), piuttosto che a mantenere la moglie impegnata.Sheri Moon non è difatti male nel ruolo, anche se, sullo schermo mostra un bel rapporto con i suoi colleghi DJ (il grandeKen Foree e Jeff Daniel Phillips) e disegnandoci un ritratto generalmente simpatico. Il co- protagonista P hillips è una bella trovata, nella sua somiglianza a un giovane Sid Haig (che in realtà è presente anche qui seppur piuttosto brevemente), ma Phillips sottovaluta un poco il ruolo, che dà al film una dimensione inaspettata quando si allude al rapporto passato del suo personaggio con Heidi.

Zombie inserisce come sempre alcuni dei volti più familiari all'appassionato per completare il cast: Bruce Davison è un esperto di stregoneria locale, che serve come un personaggio alla Loomis meglio di quanto riuscì a fare Malcolm McDowell con l'effettivo Dr. Loomis. La sua indagine sul record di fatti misteriosi si dipana per la maggior parte della trama del film, il che si traduce in alcune zone eccessivamente espositive della causa diretta dei lugubri avvenimenti. Una delle scelte di casting più ispirate ci fa ritrovare tutte assieme Patricia Quinn, Dee Wallace, e Judy Geeson come trio di strane sorelle che fungono da padrone di casa di Heidi. Queste tre (soprattutto la Wallace) si lanciano nelle stranezze di Zombie con sconsiderato abbandono, e spesso minacciando di rubare la scena a chiunque. Altri volti noti sono di più sfuggente apparizione: il noto “belloccio” Michael Berryman si unisce all'altro playboy Haig per un violento flashback, un sabba carnale prima del processo ad alcune streghe, mentre la splendida Barbara Crampton appare per una scena a caso (ho il sospetto che la sua parte sia stata ridotta considerevolmente o tagliata insieme a quella di molti altri, tra cui Clint Howard,Camille Keaton, Udo Kier, e Richard Lynch, i quali erano in programma per comparire in Frankenstein and The Witchhunter”, un film nel film che si sarebbe dovuto snodare sul pavimento della sala).

Se The Lords of Salem” è il più imbronciato, ma anche il film più suggestivo di Zombie da "La Casa dei 1000 corpi”(House of 1000 Corpses) (e penso che lo sia), allora si riesce a vedere il merito e il valore di esso laddove questo non è stato pienamente colto nel film. Mentre la sua chiusura letteralizza i suoi terrori più reconditi, con un assurdo, culmine un po' sgonfiato che molti tra spettatori e recensori hanno rigettato, questa va grandemente addebitata ad una espressione visiva legata all'astratto e e all'avanguardia. Non contento di rubare semplicemente dai soliti sospetti dell'orrore, Zombie canalizza da par suo una visione interiorizzata di Kubrick durante alcune grandiose, eleganti sequenze in cui la macchina da presa e le immagini lascive riprese in piano sequenza ricordano "Shining” e “Eyes Wide Shut”. Depurato dalla moderazione, Zombie apporta a gran parte del film, e al raggiungimento del finale, una sorta di incubo lirico, pieno di scale dorate, croci al neon, spudorata blasfemia, feti tentacolari, e cadaveri carbonizzati, in una discesa abbagliante nella follia o all'inferno ( Zombie alla fine non ci lascia molta scelta, soprattutto durante una sequenza di crediti che lascia pochi dubbi).

Indipendentemente dallo squilibrio fra alcuni passi falsi e altri momenti che sono talmente bizzarri e anticonvenzionali che costituiscono l'aspetto maggiormente riuscito del film,”The Lords of Salem” è una bruciante esperienza che alla fine si scava un suo percorso rimanendo negli occhi e nelle orecchie. Se non altro, Zombie dimostra di aver ben ascoltato e assimilato le lezioni dei maestri europei che lo hanno preceduto: convocare ancora i diavoli cinematografici dovrebbe essere uno sforzo da incubo. C'è una certa supremazia inerente a questo sforzo come quella catturata ad esempio dal l'approccio impressionistico di Rollin, Franco, e Fulci, ognuno dei quali aveva ben compreso il potere di momenti terrificanti che inspiegabilmente bruciano le loro fiammeggianti apparizioni attraverso le sinapsi.Argento sembra essere la naturale e centrale sfera di influenza di tutto ciò, però, The Lords of Salem” ci fornisce anche una quantomai buona occasione per un impossibile paragone con il rispettivo madornale fallimento de “La Terza Madre” e ci fa considerare invece proprio il film di Zombie come colui che sarebbe stato il buon e degno finale per la serie de “Le Tre madri”. Tra la sua cinematografia sgargiante e il suo risultato inquietante il film è innegabilmente elegante e audace come lo era Argento nella sua epoca d'oro, forse si tratta di un caso di stile dalla sostanza inspiegabile, ma cosa sono d'altronde gli incubi se non l'esercizio insondabile della psiche? Pochi cineasti hanno capito ciò meglio che gli ispiratori dell' “Euro-horror” ai bei tempi, e Zombie è oggi probabilmente il migliore e maggiormente personale nel suo assumersene l'influenza, per indossarne con convinzione il mantello.

"Requiem in re minore K 626 - Sequentia: Lacrimosa Dies Illa"
Scritta da Wolfganga Amadeus Mozart


"All Tomorrow's Parties"
Scritta da Lou Reed
Eseguita da The Velvet Underground
Prodotta da Andy Warhol
Per gentile concessione di Verve


"Venus in Furs"
Scritta da Lou Reed
Eseguita da The Velvet Underground
Prodotta da Andy Warhol
Per gentile concessione di Verve


"The Spirit of Radio"
Eseguita da Rush
Scritta da Geddy Lee, alex Lifeson, Neil Peart
Pubblicata da The Anthem Entertainment Group Inc. per conto di Core Music Publishing
Per gentile concessione di Anthem Records Inc. e Universal Music Canada


"Give It To Me Baby"
Scritta e interpretata da Rick James
Per gentile concessione di Motown Records
Su licenza della Universal Music Enterprises


"Crushing the Ritual"
Composta da Rob Zombie e John 5
Cantata da Leviathan the Fleeing Serpent
Per gentile concessione di Demonoid Deluxe Music / WB Musica Corp e Juan Cinco Music


"Blinded By The Light"
Scritta e pubblicata da Bruce Springsteen (ASCAP)
Cantata da Manfred mann's Earth Band
Per gentile concessione di Warner Bros. Records Inc. e Creature Music Limited
In accordo con Warner Music Group Film & TV Licensing


"JS Bach: Sei gegrüsset, Jesu gütig, BWV 768"
Scritta da Johann Sebastian Bach
Eseguita da Helmut Walcha
Per gentile concessione di Deutsche Grammophon GmbH, Hamburg su licenza della Universal Music Enterprises


"Sugar"
Scritta da Maceo Pinkard, Edna Alexander, e Sidney D. Mitchell
Eseguita da Vic Damone
Per gentile concessione di The Island Def Jam Music Group su licenza della Universal Music Enterprises
Riprodotta per gentile concessione EMI Robbins Catalog Inc.

Bruce Dern ha dovuto lasciare la produzione a causa di conflitti di programmazione ed è stato sostituito da Bruce Davison.
Richard Lynch non ha dovuto fare alcun provino per il ruolo del Reverendo John Hawthorne.
Attori considerati per alcuni ruoli sono stati Richard O'Brien (non era disponibile) e uno dei più avvenenti simboli della Hammer Caroline Munro, infine sostituita da un' altra delle protagoniste hammeriane preferite, Judy Geeson.
Secondo Sid Haig agli attori sono state date solo le parti dello script che caratterizzavano le loro scene per prevenire eventuali fughe di notizie.
Il primo film di Lisa Marie in oltre 11 anni.
Ultimo film di Richard Lynch.
Billy Drago è stato incluso in tutti gli annunci del cast di questo film, nonostante la sua partenza dal progetto prima dell'inizio delle riprese.
Richard Lynch è stato lanciato come il Reverendo John Hawthorne, ma a causa del suo peggioramento di salute non poteva svolgere il ruolo in modo corretto. Lynch è morto pochi mesi prima della distribuzione del film.
Rob Zombie ha descritto il film come "Se Ken Russell avesse diretto “Shining”.
Clint Howard, Camille Keaton e Udo Kier avevano ruoli di supporto, ma tutte le loro scene sono state alla fine tagliate
Meg Foster ha descritto il lavorare con Rob Zombie come un'esperienza quale nessun altra nella sua carriera, paragonandola ad una passeggiata a piedi attraverso un "labirinto".
Primo film o progetto TV nel quale le scene con Sid Haig siano mai state tagliate, o quasi tagliate, nei suoi 51 anni nel settore dello spettacolo.
Questo non è il primo film in cui Bruce Davison ha incrociato le sue strade con quelle de Le streghe di Salem. Lo ha fatto anche in “La Seduzione del male”.
Uno dei veri giudici nella realtà dei processi alle streghe di Salem è il nominato nel film Giovanni/John Ha[w]thorne.
Non ci sono effetti digitali nel film.
Rob Zombie immaginava le streghe come hippies tipo i “famigli” di Manson.

Napoleone Wilson

sabato 4 maggio 2013

Sinister

6

Gli hanno voluto tutti bene, a Scott Derrickson, ma non era certo l'ammirazione per un talento né manifesto né latente, ma proprio illusorio, a determinare elogi ed encomi nei suoi confronti, bensì quel sentimento venato di tenerezza che si concede a un fratellino scemo; quel bamboccio che devi imboccare quando mangia, a cui devi sistemare le coperte e raccontare le fiabe, e che soprattutto devi magnificare quando fa il mattatore nella recita scolastica. D'altronde riservare un trattamento normale a una persona che di normale non ha niente, né l'intelletto né il conto in banca, sarebbe impresa ardua e tutto sommato persino sbagliata, anche considerando che dal nostro mestierante finora non abbiamo visto nulla più di qualche pellicola rincretinita e brutalmente stitica. Un esempio? Hellraiser 5: Inferno (2000), The Exorcism of Emily Rose (2005), Ultimatum alla Terra (2008), e nelle vesti di sceneggiatore il capolavoro al contrario di Wim Wenders, La terra dell'abbondanza (2004). Film orripilanti che, non si capisce per quale ragione, tutti noi siamo stati costretti a vedere.

Ma di che parla questo Sinister, salutato a destra e manca come una meraviglia delle meraviglie? Non parla proprio di niente, tanto che ci si addormenta dopo mezzora, ci si sveglia dinnanzi a una ragazzetta mezza nuda che sbuca da uno scatolone in preda al sonnambulismo (vedasi photo gallery in basso), ci si assopisce di nuovo, quindi ci si desta ai titoli di coda. La storia è una variazione trita e ritrita sulle case infestate, c'è questo Carlo Lucarelli a stelle e strisce, Ellison Oswalt, interpretato da Ethan Hawke, che nel tentativo di riacciuffare le glorie passate del suo bestseller ormai dimenticato, Kentucky Blood, si trasferisce con moglie e figlie in una casa teatro di un inenarrabile massacro. Solo lui conosce il macabro segreto dell'abitazione, e più che deciso a reperire prove, indizi ed elementi forse a suo tempo scartati dall'accorta lente di ingrandimento della polizia, si imbatte in curiosi filmini in super 8 stipati in soffitta. Messi lì, sotto gli occhi di tutti. O forse proprio sotto i suoi. Le pellicole, una volta proiettate, mostrano i delitti compiuti in quella e altre case, apparentemente slegati l'uno dall'altro, ma in verità tutti precisamente interconnessi fra loro. Com'è ovvio, al nostro non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di denunciare il ritrovamento alla polizia, né di avvisare la consorte della raccapricciante scoperta. Improvvisatosi detective, preferirà infatti sciogliere da solo il bandolo della matassa, speranzoso di poter così scrivere il libro del decennio e tornare all'apice del successo. Il gioco sfugge però di mano, quando sulla scena dei numerosi delitti, intrappolato in un riflesso o nascosto tra le ombre, appare il tremendo Mr. Boogie, questo essere mezzo uomo, mezzo demone e pagliaccio che, come un'entità preternaturale, finirà presto per incombere sulla famiglia del criminologo.

Sinister si esaurisce nella banalità delle sue premesse, parte come un filmetto d'atmosfera garbato ma già visto, e si inalbera presto in effettacci stupidi, sonnolenti e improvvisati, come porte che si aprono, apparizioni subitanee e rivelazioni che non rivelano un bel niente. Forse qualche brivido qua e là riesce anche a strapparlo, ma si tratta di momenti talmente isolati da un più coerente contesto di riferimento che si perdono nelle trame di una storia sciocca e inutile. Purtroppo il film di Derrickson ricade nella griglia impietosa del blockbuster stagionale e leggero, prodotto dai magnati dell'industria cinematografica e destinato, com'è nella natura delle cose, a un pubblico altrettanto stagionale e leggero. Non si salva niente,  una particolarità registica, una scena di specifico impatto, nemmeno un'intuizione capace di risollevare le sorti di un film che avrà di sicuro fatto cassa (quale opera americana non ne fa?), ma che nella storia del cinema non ci entra se non in postilla. Certo, un semiologo potrebbe imbastirci un saggio accademico sull'autoriflessività del mezzo cinematografico, sul valore eidetico delle immagini, sul rapporto metaforico tra subconscio e rappresentazione dello stesso, ma a noi poveri spettatori, già vessati a sufficienza dagli epigoni di The Ring, di tutto questo non ce ne può fregare di meno: le più contorte disamine sullo scontro dialettico tra significati e significanti restino appannaggio dei cattedratici, dei professorini, dei ricercatori, teorici e illuminati alla Paolo Bertetto, pagati coi soldi pubblici per fracassare gli zebedei a generazioni di studenti. Noi chiediamo soltanto paura, stupore, divertimento. E a proposito di illuminati e illuminazione, ma perché Ethan Hakwe girovaga per la casa, in piena notte, rischiarando vani e corridoi con lo schermo del cellulare? Non poteva premere l'interruttore della corrente?

Marco Marchetti






venerdì 3 maggio 2013

Oblivion

7

La Terra è una memoria per cui vale la pena lottare.”
Frase di lancio originale del film

Jack Harper/Tom Cruise :- [Julia] “Cos'è che non mi stai dicendo? Chi sei?”
Victoria/Andrea Riseborough :- “Solo due settimane in più, Jack, e possiamo finalmente uscire e raggiungere gli altri. Ti prego, prego non correre rischi ...”
Malcolm Beech/Morgan Freeman :- “Sono stato a guardare te, Jack. Sei curioso. Cosa stai cercando in quei libri? Fanno riportare vecchi ricordi? Non farti troppe domande. Ti hanno mentito. E' il momento di conoscere la verità.”
Malcolm Beech : [a Jack] Se siete alla ricerca della verità, qui è dove la troverete.”
Julia/Olga Kurylenko :- [si sveglia] “Jack?”
Jack Harper :- [tra le rovine dello stadio] “L'ultimo Super Bowl è stato giocato proprio qui.”
Victoria :- “Ti prego, non dirmi che era un classico.”
Jack Harper :- “Uno sport classico. 80.000 persone in piedi. Secondi rimasti sul cronometro. Così Hubie getta un'Ave Maria. Touchdown!”
Jack Harper :- “60 anni fa, la Terra è stata attaccata. Abbiamo vinto la guerra, ma hanno distrutto metà del pianeta. Ognuno è stato evacuato. Nulla di umano rimane. Siamo qui per la riparazione dei droni. Siamo la "squadra manutenzioni".
Jack Harper :- [preparando il suo aereo futuristico] “Questo è Jack Harper. Io sono a posto.”
Jack Harper : “E' possibile perdere un luogo dove non sei mai stato? Per piangere una volta su dove non hai mai vissuto?”
Jack Harper :- “Voglio che l'umanità sopravviva. Questo è l'unico modo.
Jack Harper :- “Io ti conosco, ma non ci siamo mai incontrati. Io sono con te e non so il tuo nome. Lo so che sto sognando, ma sembra di più. Lo sento come un ricordo. Come può essere?”
Jack Harper :- “Le domande che mi faccio, lei non, le cose che ho da chiedergli, lei non mi risponderà.”
Jack Harper :- “Non riesco a scuotermi dalla sensazione, che la terra, nonostante tutto quello che è successo, la terra è ancora la mia casa.”
Jack Harper :- “Oh no, dai, non la mia moto dannata!”
Julia :-”Io non so cosa sia successo. Ma tu non sei chi ti credi di essere. Jack, siamo stati qui. Mi hai chiesto di incontrarti con te e mi hai portato fino in cima al mondo. Potrei dire che eri nervoso quel giorno. E' stato proprio qui, Jack. Tu mi hai detto: Guarda da qui ...”
Julia , Jack Harper :- [insieme] “... e ti faccio vedere il futuro.”
Jack Harper :- “Sogno di noi.”
Jack Harper :- “Mi chiedo, se io vengo a te, di notte, nei sogni, nel corso della giornata, come nei ricordi. Devo tormentare le tue ore nel modo in cui tu hai ossessionato le mie? E mi chiedo se mi vedi, quando ti guardo.”.
Jack Harper :- “Se noi abbiamo un'anima, siamo fatti per l'amore che condividiamo. Non offuscato dal tempo, non legato dalla morte.”
Jack Harper :- “Per tre anni ho cercato la casa che avevo costruito. Sapevo che doveva essere là fuori. Perché io lo so. lo sono. Io sono Jack Harper, e sono a casa.”
Malcolm Beech :- “Mi hai fatto preoccupare per un secondo. Ho pensato, che non saresti tornato.”
Jack Harper :- “Beh, ho dovuto dimostrare che avevi torto.”
Malcolm Beech :- “Stai di merda.”
Jack Harper :- “Eh, dovresti vedere quell'altro.”
Malcolm Beech :- “Te 'ho detto, quello che potevi trovare là fuori. Ma avevi pensato, che ero pazzo.”
Jack Harper :- “Bèh, lo faccio ancora.”
Jack Harper :- “No, è solo una macchina, io sono l'arma.”
Jack Harper :- “Buongiorno, capo.”
Sally/Melissa Leo :- “Torre 49, questo è il controllo missione. Cosa state facendo tutti in questa bella mattina?”
Victoria :- “Un altro giorno in paradiso, Sally. Caricamento dei dati ora.”
Victoria :- “Attenzione là fuori.”
Jack Harper :- “Lo faccio sempre io.”
Victoria :- “Come fai a saperlo?”
Jack Harper :-”Hai ragione. Devo lavorarci su questo.”
Julia :- “ Moriremo?”
Jack Harper :- “No! ... Forse!”
Jack Harper :- “Mi vuoi perdere? Mi mancherà questo posto. Sarebbe stato fantastico. Sarebbe stato fantastico.”
Malcolm Beech :- “Questo è un'arma incazzata.”
Jack Harper :- “No, è solo una macchina. Io sono l'arma.”
Malcolm Beech :- “Bèh, vorrei essere lì per vedere la loro faccia , quando questa si spegnerà.”
Jack Harper : “Sì, soltanto che sarà un viaggio di sola andata.”
Malcolm Beech :- “Sì! Ma ne sarà valsa la pena.”
Jack Harper :- “Come può un uomo morire meglio di così ...”
Sally :- “Non dovete morire, Jack. Tu non devi morire.”
Jack Harper :- “Ognuno muore, Sally. Il fatto è come farlo bene.”
Sally :- “C'è stato un modello di comportamento insubordinato recentemente.”
Jack Harper :- “Già. Mi sento male per questo.”
Jack Harper :- “Come può l'uomo morire meglio: di fronte a uno svantaggio pauroso, per le ceneri dei suoi padri, e ai templi del suo dio.”
Sally :- “Ti ho creato, Jack. Io sono il tuo dio.”
Jack Harper :- "Vaffanculo, Sally."
Dal trailer.

Il genere di film post-apocalittici è ultimamente tornato un trend. In precedenza era dominato più o meno dal cinema radicale di sinistra, indipendente o/e comunque e sempre“cult” (“Mad Max”, “Akira”, “L'Esercito delle dodici scimmie” , “Delicatessen” ecc., ecc.,), abbiamo ora un numero sempre maggiore di versioni ad alto budget di mondi bruciati, civiltà debellate e futuri distopici. Proprio quest'anno, avremo almeno tre blockbuster post-apocalittici, “After the Earth”, “Catching Fire” e il soggetto qui a portata di mano; "Oblivion.

Oblivion” si svolge nel 2077, dopo una svolta catastrofica di eventi e l'avvento di una guerra segreta che ha lasciato la luna distrutta e la Terra un deserto geologicamente rovesciato. Ciò che resta dell'umanità è fuggito a Titano, la luna più grande di Saturno, mentre un "equipaggio di mantenimento delle operazioni di protocollo" e composto da due sole persone è lasciato sul pianeta a riparare i reattori energetici legati alla Terra e a respingere gli “Scavengers” (alieni?) che vagano sulla superficie desolata e provano ad attaccare le fonti di energia inviate a mantenere vivo Titan. Bene, questa è la premessa di apertura, almeno.

Quello che segue, naturalmente, è un graduale dipanarsi di questa "verità", strato dopo strato, come Tom Cruise/ Jack Harper (non Reacher) e Andrea Riseborough/Victoria incontreranno un gruppo di “Scavengers” più pericolosi di quelli con cui hanno avuto a che fare prima.

Prima di tutto, l'intero film sembra sublime. Quasi tutto è stato girato in location in Islanda come per “Prometheus”, e il modo in cui esso viene trasferito in una affascinante ambientazione della costa orientale degli Stati Uniti dopo la distruzione e l'apocalisse, dai monumenti ed edifici, grattacieli"seppelliti" nelle sabbie e le montagne, senza soluzione di continuità, è molto affascinante. Ogni fotogramma del film è a dir poco stupendo da guardare, e i diversi edifici, i veicoli e i gadget sono progettati in maniera impeccabile.
Non è certo una sorpresa, proveniente da un giovane regista già dimostratosi di grande talento, così come colto in architettura per sua formazione personale, ma il modo in cui tutto resta tangibile e fisicamente realistico sullo schermo è un ulteriore passo avanti rispetto al già altrimenti visivamente fantastico “Tron Legacy”, il precedente film di enorme successo di Kosinski. La decisione di girare il film nel mondo reale, invece che in uno studio, è stata ovviamente buona, nel mondo reale non c'è difatti luogo che possa risultare più ultraterreno del deserto vulcanico in Islanda. Vi è, inoltre, non un solo effetto speciale sviluppato alla vista, qualcosa che in minima misura era ancora visibile in “Tron Legacy”.

In secondo luogo, la storia, la sceneggiatura e le prestazioni attoriali in particolare di Cruise sono eccellenti, ancora più che nel precedente tentativo di Kosinski, mostrando quanto stia progredendo come regista, e pure se egli sia già pienamente affermato per la sua forza visiva creativa. Ad esempio, i droni volanti a guardia della zona assumono una personalità propria e diventano un espediente narrativo molto efficace nell'intero processo del film.

Tuttavia, manca ancora qualcosa. Mentre gli effetti sono impeccabili, l'azione è frizzante e martellante, e le prestazioni sono convincenti, “ Oblivion” manca ancora quel senso di stupore puro e senso di originalità necessario per un film di questo genere necessari laurearsi da un film ben fatto ad un potenziale classico.
Lo script, mentre è coerente e ben costruito, è troppo derivato dalle influenze così evidenti allo spettatore preparato. Film visionari recenti o meno come “Il Pianeta delle Scimmie”,1975:Occhi bianchi sul pianeta terra/The Omega Man”, Moon”, “WALL-E”, “2001: Odissea nello spazio” (con alcuni riferimenti visivi molto diretti) e purtroppo, ma fortunatamente in misura minore anche “Independence Day”, forniscono ognuno i prototipi per i vari cambi di ambientazione e colpi di scena nella storia. Lo svelamento della verità dietro la missione della coppia, gli “Scavengers” e la causa della morte della Terra è troppo prevedibile e dal percorso agevole per farla diventare mai una parte eccitante dell'intera esperienza cinematografica. Noi sappiamo quello che sta succedendo troppo avanti a che succeda, quello che sta realmente accadendo.

Oblivion” cade anche un poco dalle crescenti fila dei film stessi minando con un colpo di scena in ritardo e un abbastanza inutile epilogo felice, che è un peccato, in quanto vi era una reale possibilità di un finale veramente catartico.

I personaggi non aiutano, sia essi, così come il dialogo, sono un po' troppo generici e derivativi dalle loro evidenti influenze per diventare veramente specifici a questa storia. Concesso ciò, la Kurylenko dà forse la sua interpretazione più competente fino ad oggi in un film importante, e la splendida Riseborough come Victoria ha uno sviluppo del personaggio molto interessante, ma Cruise è lasciato un po' a se stesso e seppur molto bravo, alle prese con un protagonista costituito da troppe fonti immediatamente riconoscibili e caratteristiche.

Esso è anche chiamato Jack. Quante volte Cruise ha impersonato un uomo di nome Jack o un uomo qualunque dal nome molto simile? Troppo spesso, ed i creatori di “Oblivion” non gli fanno loro stessi un favore aggiungendone un altro al bottino. Tom Cruise è Tom Cruise, e anche un cattivo Tom Cruise è un maledettamente bravo Tom Cruise, e questo non è un cattivo Tom Cruise. Ma ancora, avrebbe potuto meritare un trattamento migliore del suo personaggio di quello che è stato alla fine ottenuto. Inoltre, il personaggio di Morgan Freeman è interamente bidimensionale, e gli viene viene concesso soltanto un periodo di tempo troppo limitato sullo schermo, per cercare di elevarlo a qualcosa di più di un veicolo per progredire lo svolgimento della storia.

La musica, scritta dai francesi M83 (che sono guidati dal compositore Anthony Gonzales), è superlativa e l'elemento più determinante alla personalità del film. Si basa anche su molte influenze da fonti conosciute, la più prominente naturalmente da “ Tron: Legacy” dei Daft Punk e “The Dark Knight”, ma le cui punte di originalità riescono ad aggiungere molto al mondo altrimenti non così originale di “Oblivion”. Che come quasi tutto in esso, è ben costruito, manca solo quel po 'di identità unica, posseduta invece dalla colonna sonora degli M83, geni dell'elettronica transalpina.

In definitiva, “ Oblivion” è l'equivalente cinematografico di una bella casa. E' stato progettato in maniera impeccabile, ben costruito e arredato con eleganza. Ma, come molte belle case, le sue influenze sono immediatamente evidenti, e quel che accade spesso, invece di elevarsi, sono semplicemente costruite per restare lì nel paesaggio, come ornamenti, omaggi visivi-narrativi per tentare, ma non riuscendoci, di creare un nuovo, unico costrutto. “ Oblivion” non diventa mai completamente unico della sua propria identità. Come la casa descritta è un bel posto da visitare, ma non unico in cui muoversi al suo interno.

Golden Trailer Aeards Anno 2013 Nomination al Golden Trailer come Miglior Film d'Azione
(Picture Company Production e Universal Pictures ).
Per "Trailer internazionale".

Olivia Wilde, Noomi Rapace, Kate Mara , Olga Kurylenko , Mary Elizabeth Winstead e Brit Marling furono provinate per il ruolo di Julia. Jessica Chastain è stata infine lanciata nella parte, ma abbandonato a causa di conflitti di programmazione, così alla fine il ruolo è andato alla Kurylenko.
Diane Kruger , Haley Atwell e Kate Beckinsale sono state considerate per il ruolo di Victoria.
Il progetto “Oblivion” è nato come un trattamento di 8 pagine scritto da Joseph Kosinski, che è stato lanciato nel 2007 da Barry Levine e Jesse Berger presso la Radical Publishing come una graphic novel. Il progetto è stato successivamente sviluppato in un racconto illustrato e si terrà per la sua riammissione in concomitanza con l'uscita del film.

Tom Cruise ha festeggiato il suo 50 ° compleanno sul set. Per festeggiare il traguardo, il regista Joseph Kosinski ha regalato all'attore una delle moto futuristiche del film. Tom ha anche dato al regista un regalo di suo. Gli diede un modello in metallo della nave bolla in una teca di vetro.

Il film presenta il quadro famoso a livello mondiale Christina del pittore americano Andrew Wyeth.

Inizialmente, la Disney ha acquistato i diritti del copione di Joseph Kosinski in un'asta riciclata. Tuttavia, più tardi si rese conto che fare un film PG-rated in base al copione avrebbe richiesto molti cambiamenti alla storia. I diritti sono stati successivamente acquisiti dalla Universal Pictures.

Napoleone Wilson

mercoledì 1 maggio 2013

Reds

9

Parte come una commedia, senza mai perderne certi tratti; si sviluppa come un dramma e finisce in tragedia. È la storia di John Reed ( Warren Beatty) il reporter americano che scrisse “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”, (cfr. anche la rece dell'omonimo film di Ejzenstejn) il bestseller che racconta la Rivoluzione di Ottobre. Ma è anche la storia di sua moglie, Louise Bryant (Diane Keaton).

Riadattamento del celebre libro di Reed, la sceneggiatura di Beatty, scritta assieme a Trevor Griffiths, aggiunge anche una prima parte – che la Keaton contribuisce sensibilmente a rendere godibile e divertente – dove la storia d'amore dei protagonisti si sviluppa e facciamo la conoscenza degli ambienti socialisti americani a New York nel mitico Greenwich Village, patria degli intellettuali maledetti. Facciamo quindi la conoscenza di altre grandi figure della sinistra radicale americana, come l'anarchica Emma Goldman (interpretata da Maureen Stapleton) e il drammaturgo Eugene Gladstone O'Neil (interpretato da Jack Nicholson). Degna di mensione anche l'interpretazione di Gene Hackman, che interpreta il direttore di una testata riformista, Pete Van Wherry.

I dieci giorni che sconvolsero il mondo, ma soprattutto la Russia dell'epoca, vengono rappresentate meravigliosamente, con quella scena centrale del popolo che arresta il passaggio di un tram, con stacco sul macchinista, visibilmente sconvolto; perfetta allegoria di quanto stava accadendo in quei giorni a San Pietroburgo.


Le vicende che portarono alla nascita di un partito comunista americano ci mostrano una America sconosciuta, fatta di intellettuali disillusi, che difendono l'amore libero e poi si sposano; pensano di poter ripetere l'esperienza sovietica, avendo a disposizione una classe lavoratrice – che certamente necessita sindacati più forti – ma allo stesso tempo ha una mentalità diversa, sostanzialmente fatta di lavoratori che aspirano al riscatto sociale, in nome del non meglio precisato “sogno americano”.

Ottimo il montaggio e la scelta di inquadrare ad una certa distanza le comparse di Lenin e Trotsky, che così ci appaiono praticamente identici. Grigory Zinoviev invece viene ben interpretato da Jerzy Kosinski. Al film si aggiunge anche una componente documentaristica; la pellicola è intercalata da interviste ad anziani testimoni oculari delle vicende di Reed e la Bryant ai tempi del Greenwich Village.

Un film che ci riporta ad entusiasmi forti e irripetibili; quando i lavoratori furono sul serio protagonisti della storia, da vincitori, per la prima volta nella storia.

Voto: 5 stelle.


Giovanni Pili