lunedì 4 febbraio 2013

Parole in gioco. Lorenzo Enriques.

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Dal sito di Luigi Faccini e Marina Piperno:
Fu tutt'uno godere dell'ospitalità di Lorenzo Enriques, alla Calandrina, nella maliosa Lucchesia collinare di levante, e chiedersi se il giocoso e severo anfitrione, fisico divenuto editore, non fosse, per caso, un "Citizen Kane" in cerca del suo sogno perduto. La Calandrina come Xanadu? Ero incuriosito da questo uomo, capiente e distaccato, borghese e aristocratico ad un tempo. Mi chiesi su quale zattera parentale avesse navigato i suoi mari. Gli chiesi che mi raccontasse la saga di cui era il distillato. Quando rovesciò la cornucopia delle famiglie paterna e materna il tintinnio fu quello della Storia, del dolore e delle felicità di cui è intessuta... Non so se ho aiutato Lorenzo, durante i lunghi mesi occupati dalle riprese e dal montaggio, a ritrovare rosebud, il giocattolo di un'infanzia mai dimenticata, ma il "ritratto" che consegno ai suoi amici è quello di un uomo generoso. Un uomo con cui ho lavorato volentieri...

Nicola Zanichelli fonda la società nel 1859 a Modena, poi si trasferisce a Bologna nel 1866 dove diventa vero e proprio editore, di riferimento in particolare per opere scientifiche sia avanzate, per la ricerca e l'università, sia divulgative per scuole primarie e secondarie. Il nonno di Lorenzo, Federigo Enriques, fu grande filosofo e matematico; entrò nel cda della Zanichelli poco prima della crisi del '29, che con aggiunta l'iniziativa del "Libro unico" voluta da Mussolini portò la casa editrice sull'orlo del fallimento. L'opera anche "politica" di Federigo salvò l'azienda, rendendolo l'uomo di riferimento della stessa. Il padre, Giovanni Enriques,  frequentatore e amico dei "Ragazzi di via Panisperna", gli succedette degnamente dopo un'importante esperienza dirigenziale presso l'Olivetti a Ivrea ed oggi i figli di quest'ultimo, Federico e Lorenzo, ne proseguono l'opera.
Ancora oggi la Zanichelli resta fedele al suo spirito originario grazie a tre generazioni di Enriques, cognome che grande parte ha avuto nella nostra cultura ed istruzione. Lorenzo in particolare dirige dal 1978 il settore delle opere di consultazione (dizionari, vocabolari, atlanti, enciclopedie, ecc...) e ha portato la sua cultura scientifica al servizio dei prodotti. Dai primi anni '80 la Zanichelli utilizza l'informatica a supporto del lavoro editoriale grazie a lui, e dalla fine degli stessi anni produce le proprie opere consultabili su CD-ROM. Giusto sottolineare che Zanichelli è anche narrativa. Una splendida attività che portano avanti dal 1994 è Il Giralibro, cioè la fornitura gratuita di libri di narrativa per ragazzi alle scuole primarie e che, a detta di Lorenzo, con stima probabilmente per difetto ha permesso di leggere 2 milioni di libri.

Una mini-biografia di cotanto personaggio e azienda era doverosa. Nella quasi-ora di durata del film emerge tutto questo. Una realtà aziendale e un uomo italiani di cui andare fieri, di questi tempi soprattutto, fan bene alla salute mentale e quindi a quella fisica.
Ovviamente il film tratta della vita anche personale di Lorenzo, per quanto è dato concedere pubblicamente. Faccini, che conosco piuttosto bene, è un abile "investigatore" dell'animo umano e immagino che molte cose saran state dette a camera spenta. Non voglio nemmeno, in questa sede, illustrare nel dettaglio quanto pur ci racconta. Vorrei limitarmi a due aspetti che hanno focalizzato il mio interesse.

Comincio col dire cosa mi ha affascinato di Lorenzo. Come detto è discendente di uomini importanti, quasi inutile dire che ha avuto una vita agiata. Agiata economicamente e fortunata umanamente, avendo egli avuto genitori culturalmente illuminati e grazie a loro frequentazioni importanti, un terreno di coltura dove assorbire cultura anche solo per osmosi.
Mettendo da parte giustificabili invidie, adesso, se pensiamo solo un istante ai più popolarmente noti, tra i contemporanei, rampolli di famiglia agiata, intendo quelli che più spesso compaiono in televisione o sui media per le loro "imprese", non si percepisce un nitido, strindente contrasto? Non credo che l'aristocratica discrezione di Lorenzo lo porti a desiderare una notorietà da tabloid, l'esposizione mediatica di un Lapo Elkann, per citarne uno a caso, ma esempi come il suo di studio e coltivazione dell'intelligenza come bene supremo bisogna pur trovare il modo di propagarli. Forse non molti, ma sicuramente altri "lorenzo enriques" ci sono, vanno scovati, messi allo scoperto. Pur senza inadeguate fanfare occorre rendere disponibile, almeno a chi lo desidera, la loro esperienza. Amore per l'arte pittorica, il cinema, la letteratura, la scienza, l'istruzione in tutti i suoi aspetti, non sono forse valori di cui c'è un Bisogno Vitale? Credo fermamente - convinzione ulteriormente rafforzata dalla visione di questo film - che non siano esclusive per uomini del suo talento e dei suoi natali, guai a giustificare le sue fortune come frutto di prerogative.
Cosa gli invidio? Tra tante ricchezze e fortune una, che la vedo come summa di tutte: Il meraviglioso studio che si è fatto allestire nella splendida villa alla Calandrina. Un grande ex magazzino per la conservazione delle derrate, ora interamente tappezzato di librerie dove conservare, ammirare sempre presenti i libri della sua vita. Quando ho sentito che c'era spazio al suo interno anche per una piccola sala di proiezione a intima misura di amici sono quasi crollato. Il 4 ottobre 2011 pubblicai persino un articolo nel mio altro blog per celebrare, a 46 anni, il primo angolo di studio della mia vita. Coniai la definizione di "Indice di vivibilità" di un alloggio in questi termini, che è occasione per riportare: "una Casa a dimensione Veramente Umana dovrebbe mettere a disposizione di ogni singolo suo componente, già da un'età infantile per educare alla cosa, un luogo privato, personale, rispettato da tutti gli altri come inviolabile, dove studiare, leggere, fare quello che si vuole in assoluto raccoglimento e possibilmente in silenzio, col minor disturbo possibile. Quando si pensa ad un luogo veramente abitabile, dove le persone all'interno possano crescere e vivere dignitosamente più che sopravvivere, bisognerebbe chiedersi se realizzare questa cosa è possibile e per quante persone. Quel numero di persone è l'Indice di Vivibilità di una casa, e quando è a zero la casa dovrebbe essere dichiarata Umanamente Inagibile". Potevo quindi non invidiare lo studio di Lorenzo? A me basterebbe come casa, ci dormirei dentro. Lui dichiara di disporre di un vocabolario, nel suo esprimersi ordinario, di 10'000 parole. Non so stimare il mio, certamente è molto inferiore. Nonostante il divario, una sua frase molto semplice esprime più brevemente concetti simili: "chi legge pensa e chi pensa è un buon cittadino, chi non legge non pensa e chi non pensa non è un buon cittadino".

Il film è un piacere per gli occhi, per gli splendidi luoghi sia paesaggistici che architettonici illustrati, e per le orecchie, con questo introducendo il secondo punto che voglio sottolineare ed è sotteso al titolo del film: l'importanza delle parole. Nello Zanichelli mettono un fiorellino di fianco alle "parole da salvare", perché desuete eppure importanti. In un dizionario che ne contiene più o meno 100'000 in totale, i fiorellini sono circa 3'000. Anche pochi a mio parere. Sono convinto che le parole che ci siamo persi, vera e propria estinzione culturale, siano di più, ma probabile che per alcune nemmeno questo basterebbe. Cadute come sono nell'oblio, più che di un processo di salvazione andrebbero sottoposte ad uno di resurrezione, attività preclusa ai comuni mortali. E' normale e fisiologico che delle parole si perdano. L'aratro a trazione animale non lo usa più nessuno in Italia, facile che qualche termine ad indicare particolari dei finimenti di tale tecnica agricola si sia perso, relegato ai pur nobili idiomi locali. Nonostante ciò, è evidente che molti termini si perdono perché non li si conosce e quindi non si usano; basta parlare con un uomo o donna più anziani di noi e di buon livello culturale e/o d'istruzione per percepire un modo di parlare ricco. Ricco è l'aggettivo giusto, perché dire Forbito sottende spesso un giudizio ironico per non dire negativo, un volersi staccare, dissociare, e quello è proprio il momento in cui si agisce per sotterrare la parola udita. Invece di imparare, chiedere il significato e l'applicabilità di un termine, si assolve la propria ignoranza tacciando di "inutilmente complicato" chi, semplicemente, è più ricco di noi nell'esprimersi, invero uno di quegli atti che ci distinguono dal resto del mondo animale. L'invidia non è un peccato capitale, se usata per evolversi: "voglio essere ricco nel parlare come te!" sarebbe opportuno pensare in questi casi.
Mi risulta insopportabile sentire cose come "La ricerca del senso della vita", una frase fatua al mio intelletto, retorica in quello di altri, metafisicamente oppiacea per altri ancora, che si trasforma in domanda circolare per razionalisti depressi o nichilisti indeFessi. Intanto nella vita bisogna Fare, amaro e inevitabile destino verso il quale solo l'inazione è sicuro fallimento. Poi indispensabile è Capire quanto avviene e l'avvenuta comprensione si dimostra tale solo quando l'evento lo si può degnamente Descrivere. Per descrivere occorrono le parole. Ecco perché, come ben dice Lorenzo, leggere è più difficile e impegnativo di altre forme di svago o anche d'impegno culturale o di apprendimento, come potrebbe essere quello di guardare film, passione che qua in tanti condividiamo. La Descrizione massima, più profonda, più stimolante intellettualmente, quella che ti mette di fronte al tuo cervello, deriva dalla Parola. Chiaro che se non si dispone della parola, si finisce per dire cose del tipo "Come posso spiegarti..." oppure "Solo se lo vedi capisci..." o anche "Certe cose non si possono spiegare, si sentono dentro...". La cosa giusta da dire sarebbe: "m'è successa una cosa, ma non so definire cos'è" che si traduce in: "non ho capito cos'è successo". Le esperienze che desideriamo comprendere dobbiamo imparare a definirle correttamente, coi giusti termini, non ci sono alternative se non la rinuncia alla comprensione. E' un po' drastico dire ciò, mi rendo conto, però è la pura verità, con la quale non intendo offendere nessuno bensì stimolare un atteggiamento corretto dal quale trarre sicuro benessere.
Chiudo smontando un apparente contrasto alla tesi espressa. Chi ha letto "Il giuoco delle perle di vetro" di Hermann Hesse - io lo sto rileggendo proprio in questi giorni - forse ricorderà le pagine che descrivono i giorni precedenti la morte del Magister Musicae, mentore primo del Magister Ludi, Josef Knecht. Quell'uomo, in quel periodo, emanava pace e serenità senza proferire verbo alcuno e solo l'allievo Josef, e pochi altri, compresero che aveva raggiunto una sorta di illuminazione, di santità. Non posso riportare qua pagine e pagine, solo cito questa breve frase dal libro, quando dice che l'anziano magister poteva "...sentire la perfezione spogliatasi della parola". E' un'affermazione meravigliosamente orientale, che descrive una condizione vitale di perfetta felicità interiore. Ecco, lasciamo ad asceti ed anacoreti d'ogni credo e filosofia questo tipo di elezione, ricordando che lo stesso magister, prima di questo suo nirvana in terra, aveva speso precedentemente un'infinità di parole nella sua lunga attività, facendone uso oculato e attento. Senza il suo percorso, di un'intera vita, a noi al massimo è concessa una faccia beota più che beata. Non solo, riflettiamo anche su un punto: come ha fatto Hermann Hess a raccontarci questo episodio? Che strumento ha usato?
"In principio era il Verbo..." scrive Giovanni in apertura al suo vangelo, e sul senso esoterico non posso esprimermi non avendo fede, ma il senso essoterico lo apprezzo e condivido anche da agnostico e giocandoci azzardo un'interpretazione: Dio e il Verbo, che è Legge quindi anche Parola, esistevano prima della Creazione, sono origine stessa della Creazione: senza Parola non c'è Creazione.

Prodotto su commissione dello stesso Lorenzo ad uso e consumo di parenti, amici e conoscenti, non è DVD disponibile in vendita, ma rientra in quella percentuale di ricchezza da "donare a terzi", una delle tradizioni ebraiche che a lui è rimasta nel cuore fissata fin dall'infanzia. Per chi lo desidera, basta chiedere. Scrivete alla Zanichelli, alla c.a. di Lorenzo Enriques con oggetto "Desidero il DVD di Parole in gioco". Dite pure che avete letto qua la recensione e che siete interessati, in questo modo io "guadagno" una percentuale di affetto, sostanza impalpabile di cui ho sempre bisogno.
Robydick

























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