giovedì 22 marzo 2012

The Elephant Man

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Secondo lungometraggio diretto da David Lynch, girato grazie all’interessamento del regista Mel Brooks, che dopo aver visto Eraserhead vuole lavorare con Lynch a un progetto cinematografico e lo dico subito: che progetto cinematografico!

Fino ad allora Lynch era conosciuto nei circuiti del cinema underground, e con questo film fa il primo salto di qualità verso il cinema più vasto, ovvero quello del grande pubblico. Ancora siamo lontani dalle vette della notorietà che arriverà con Twin Peaks, ma le otto nominations agli oscar bastano e avanzano per far sì che gli intenditori si interessino a lui.

The Elephant man è una storia realmente accaduta. Il protagonista è John Merrick, un uomo deforme, conosciuto come l’uomo elefante, e della sua impossibilità ad essere trattato come un essere umano, si capisce subito dove Lynch intende arrivare, i temi della deformità fisica sono al centro del film, che ha negli attori John Hurt (John Merrick) e Anthony Hopkins (Dott Treves) i ruoli chiave per interpretarli.
La figura del Dottor Treves, interpretato da un giovane Anthony Hopkins, ha uno spiraglio di umanità, che si prende cura di John e contravvenendo alle regole dell’ospedale, lo accoglie, e lo cura, cercando anche lui di dargli una dignità di essere umano, in maniera differente da Bates, che è l’uomo che sfrutta John come fenomeno da baraccone nelle fiere da paese per guadagnarci, trattandolo come un animale e non come un essere umano, picchiandolo, e umiliandolo, sono molto simili? Sono uguali? Eppure a differenza di Bates, Treves, cerca di essere più umano con John, anche se a fare visita a questo disgraziato ragazzo è l’alta società d’inghilterra, Lynch mostra due facce della stessa moneta, chi sfrutta John per guadagnare fa vedere la sua mostruosità, mentre John mostra sempre la sua umanità, anche se è costretto a dormire seduto, anche se il suo corpo è deforme, e chi invece vuole dargli la dignità di essere umano, e sarà proprio in quell’ospedale che il medico illuminato, farà conoscere a John l’affetto di una casa e di una famiglia.

Ma anche in ospedale, c’è chi approfitta della sua disgrazia, perché la crudeltà umana non ha confini, soprattutto quando questi confini sono il centro di una disgrazia, che ha colpito un essere umano, e allora lo si tratta con disprezzo, lo si deride, come nella terribile scena del custode dell’ospedale che chiama a raccolta i suoi amici per farsi beffa di John, e si fa pure pagare, approfitta di tutto ciò, e sarà anche la ragione per cui John Sparisce dall’ospedale, ma chi lo fa sparire? E soprattutto, chi lo riprende con se?
Il dottor Treves non si arrenderà mai e cercherà in tutta la città John, ma prima lincensierà il custode che si prenderà pure una botta in testa dalla capo infermiera, così si fa.
foto del vero John e nel tondo quello creato dal film

Nel frattempo Bates, si riprende John che lo riporta con se nelle fiere di paese, tragica la scena in cui John cade al centro del palco, debole, stremato e ormai stanco di fare il fenomeno da circo, non ce la fa più a essere uno spettacolo per il pubblico, cerca e urla la sua dignità di essere umano, qui Bates si prende gli sputi della gente, era ora, perché non è giusto guadagnare sulla disgrazia di un essere umano, anche loro si accorgono che i suoi gesti sono mostruosi e sfogano tutto il loro disprezzo su quel mostro, che usa John, lo picchia, come un animale senza umanità, bellissima la scena della stazione, in cui dei ragazzini vogliono sapere perché John porta un cappuccio, e lui urla disperato non sono un elefante, non sono un animale, sono un essere umano, un uomo…un uomo… urlando con tutta la forza di volere una dignità di essere umano, non vuole più essere trattato come un animale, al ritorno a casa, Treves, che non ha mai perso la speranza di riabbracciare il suo amico, esprime tutta la commozione e la tristezza che ha provato non sapendo dov’era e in che mani era, ma, nonostante anche la regina d’inghilterra, ha preteso che la stanza dell’ospedale adibita a John fosse permanentemente sua, ormai la sua salute è cagionevole.

David Lynch sforna un capolavoro assoluto, e porta alle estreme conseguenze il discorso precedentemente iniziato con Eraserhead, ma qui mostra la deformità fisica di un uomo e la crudeltà umana delle persone che gli gravitano attorno, e mostra anche l’altra faccia di una umanità che vuole dare a questo povero uomo, la sua dignità di essere umano, cosa che non raggiungerà mai, è interessante, constatare che i temi del cinema di Lynch ci sono tutti quanti, a cominciare dall’incipt, con tutti quegli elefanti e la foto di una donna in sottofondo una musica triste composta da John Morris, le immagini surreali che anticipano la festa del custode dell’ospedale, che allontanerà John dalle cure del dott Treves.
Da notare il piccolo ma interessante ruolo di Anne Bancroft, nel ruolo di Mrs Kendall, un attrice di teatro, che renderà omaggio a John nella bellissima scena prima della fine a teatro, con uno spettacolo di danza, dove per la prima volta John è trattato come un essere umano e non come un animale, il finale è tutto da vedere, dico solo che in sottofondo c’è Adagio con String, una musica tristissima e sarà proprio quella musica che accompagnerà noi e John verso un'altra dimensione.

E’ un film tutto da vedere, che lascia emozioni indelebili e che rimane impresso dentro il vostro cuore a lungo, un opera indimenticabile e sconvolgente, piuttosto lineare, ma che presenta dei veri marchi di fabbrica che saranno riconoscibili in tante altre opere di David Lynch.
Da notare, che il film non è tratto dall’opera teatrale, omonima, ma dai libri documentati del dottor Frederick Treves, e dalla storia vera di Merrick.
ArwenLynch


14 commenti:

  1. Mi vergogno di dire che, per un motivo o per l'altro, non ho mai guardato questo film che tutti mi dicono essere un capolavoro.
    Chissà che il 2012 non sia l'anno giusto in tal senso.

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  2. da vedere e rivedere...io lo utilizzo quando a scuola parlo di diversità ed emarginazione.

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  3. Beh, cara Arwen, ovviamente quando parli di Lynch per me sfondi una porta aperta.
    Un film imprescindibile, come tutti gli altri di Lynch, del resto, ma forse più alla portata di chi con la poetica di questo grande regista non necessariamente ci va a nozze. Più lineare e meno "interpretativo" di altre sue opere, è comunque pregno di importanti e bellisimi messaggi veicolati da un'abilità e una scelta estetica superbe.

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  4. Film bellissimo e dolorosissimo, capolavoro delicato e cattivo.

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  5. Viktor condivido in pieno il tuo pensiero è un film straordinario :)

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  6. film da incorniciare! Applausi...

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  7. un film decisamente superlativo, non si può obiettare.
    la sola cosa che mi ha stupito è la quasi assenza del Lynch che ormai ci è noto, sembra un film fatto, per dire, da Spielberg.
    c'è qualche momento davvero "lynchiano", dove lo riconosci, come le scene degli operai al duro lavoro. tenebrose, frenetiche e buie, con quel modo di vivere non ci si deve stupire che poi da quella gente è emersa la canaglia che ha permesso il rapimento del povero Merrick

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  8. Puoi ben dirlo Roberto, e non solo quella canaglia, ma anche il custode dell'ospedale è in vile, che si approfitta della disgrazia di quel poveretto, ma il mondo non conosce la pietà purtroppo :(

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  9. Il custode è interpretato dal grande Michael Helpick. Freddie Jones,ancora più grande e memorabile,nel ruolo di Bates. Rivisto giusto due settimane fa nel bel Blu-ray Collector's Edition della serie Studio Canal etichetta Universal, bella confezione brossurata. "Adagio for String" di Samuel Barber, dove lo metti, lo metti. C'è da dire, che "Elephant Man" fu un film all'epoca anche molto detratto, pure qui in Italia, per un insito secondo alcuni, ineludibile, aspetto di rincorsa dell'orrore, del raccapriccio, e dell'obbligato effetto commotivo e dalla grande pena, per la ricchezza interiore di John Merrick, nascosta e imprigionata in un aspetto così abominevole e bestiale. Quando invece, David Bowie l'aveva interpretato poco prima a teatro, e pure in una fortunata versione filmata, con grande successo personale, addirittura senza trucco.Devo ammettere, avendolo come detto recentissimamente rivisto, che un certo aspetto sensazionalistico di sfruttamento del dolore e della pietas più emotiva, c'è. E se lo avverto io,vuol dire che è abbastanza marcato ed escogitato. Per il resto, è un grandissimo film, ma soprattutto di confezione, Lynch è stato molto bravo e già molto personale e maturo, a mantenere comunque una sua piena riconoscibilità di stile personale,a non lasciarsi fuorviare in un progetto comunque di cinema britannico, ad alto rischio di mero esercizio di un calligrafismo descrittivo e poco oltre, con ampie declinazioni buoniste, Vedi l'episodio della capo-infermiera (la grande Wendy Hiller) e della botta in testa al fuochista Helpick, le quali non sono mai così buone, e giuste. Casomai, sono molto più simili e vicine alla Missis Ratched/Louise Fletcher. Do you remember "One Flew Over the Cuckoo's Nest"...?

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  10. avoglia l'ho visto quel film, la sua durezza - parlo ovviamente dell'infermiera - è solo per etica professionale che si comporta così, quando scopre che John non c'è più nella sua stanza è la prima ad avvertire Treves della sua scomparsa, complimenti napoleone, le informazioni che dai sono molto interessanti, si vede che Lynch piace anche a te :)
    Ah C'è da dire che Freddie Jones tra l'altro è stato una sorta di attore feticcio per lynch, ed è apparso in numerose sue pellicole, da Dune a Cuore Selvaggio, ah se hai visto e la nave va di Fellini Freddie è il protagonista del film.

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  11. è uno dei film che ho amato e amo di più

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  12. Grande dimostrazione dell'inumanità tutta umana. Mi si permetta l'ossimoro. Non è il mio preferito in assoluto di Lynch, ma è comunque un'opera imperdibile.

    Ale55andra

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  13. Sì grazie, conosco benissimo la filmografia di Freddie Jones, "E la nave va" compreso. Lynch è stato per almeno due decenni fra i miei registi preferiti. Fino a "Straight Story", il suo film migliore degli anni '90. Dopo "Mulholland Drive" l'ho lasciato perdere,non riuscendo mai ad arrivare alla fine di "Inland Empire". Tra l'altro molto brutto come resa estetica e il che è quasi un atto di lesa maestà a sè stesso, con quel digitale veramente troppo elettronico. Ma ormai Lynch è così, invasato sulle teorie della fine del cinema e della pellicola, non si è praticamente ritirato, dall'attività cinematografica.(?)
    Attività cinematografica al quale aveva abdicato già dai film suddetti, Furbescamente -parer mio ma di tanti- totalmente privi di qualunque significato, senza nessuna vera narrazione e messaggio da proporre, che tanto avrebbero puntualmente eviscerato i critici.un pò alla maniera spregiudicata di quel che ha compiuto Von Trier,nei medesimi anni 00.

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  14. si il film è molto criptico parlo di INLAND EMPIRE ovviamente, la macchina digitale da fastidio anche a me, ma lo reputo più interpretativo di tanti altri film che ha fatto, poi se ci mettiamo il paragone con Von Trier beh mi trovi in disaccordo, apparte il fatto che sono due autori differenti, a differenza Von Trier si lascia andare, Lynch rende attivo il pensiero della persona che sta di fronte al suo film, molti di noi non riusciamo ad interpretare un film, ci limitiamo a capire ma interpretare è tutta un altra cosa e non è facile ai tempi di strade perdute mi spremevo le meningi anche io, ci sono voluti studi approfonditi per capire meglio il cinema di Lynch e visioni prolungate dei suoi film ovviamente ^^

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