domenica 20 novembre 2011

La vera storia della monaca di Monza

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Silenzio là in fondo! Qui si parla della Monaca di Monza, anzi, della "vera" storia della Monaca di Monza, come ci tiene a sottolineare il titolo matteiano. Sull'onda d'urto del successo di Boro "Interno di un Convento" (1978), ecco un bel conventuale fuori tempo massimo che segna l'incontro artistico/produttivo tra Bruno Mattei, qui come Stefan Oblowsky (tanto per non farsi mancare riferimenti a Borowczyc) e Claudio Fragasso (in sceneggiatura), sodalizio che durerà fino al 1989.

Appaltato dalla Stefano Film di Nicolò Pomilia e prodotto per conto della Cinemec di Arcangelo Picchi, "La Vera Storia della Monaca di Monza" offre allo spettatore quello che promette: suore in fregola, punizioni corporali, preti arrapati e congiure di palazzo con annessa atmosfera torbida e cimiteriale a imputridire il tutto. Non si può proprio parlare di erotismo gioioso e solare da queste parti. Niente a che vedere con "La Monaca di Monza" del "nostro" Prandino Visconti, per non parlare dell'epopea manzoniana, il parto di Mattei (che girò in concomitanza con "L'Altro Inferno") va dritto per la sua strada, fregandosene alla grande di ogni tipo di attendibilità storica, piazzando al centro del plot (o delle copule, mejo) la bellezza algida di Ulla Zora Keslerova alias Zora Kerowa nel ruolo di Virginia De Leyva, anche in nudo integrale, irretita dal piacione Gianpaolo Osio, un Mario Cutini da canile, però gran puttaniere e manipolatore che fa un po' quello che gli pare all'interno del convento di Santa Margherita (in realtà si girò a Roma, tra le locations anche Artena, nelle cantine del palazzo Borghese).
Grande squadra di attori che i catecumeni del Bis apprezzeranno senza meno, da Paolina Montenero, Paola Corazzi ("Le Beate Paole" diceva Mattei), Annie (K)Carol Edel (che ne ha fatte di cose in ambito bis de/genere, per fortuna nostra), Tom Felleghy, la bella e nudissima Leda Simonetti, nel ruolo della novizia Margherita, Giovanni Attanasio (prelevato di peso dagli EroSSvastica di Bruno), per non parlare della grande Franca Stoppi di "Buio Omega", presente pure ne "L'Altro Inferno" e di Franco Garofalo, nei panni di Don Paolo Arrigone, che è colui che riesce sempre a dare qualcosa in più alla platea, che sia un gesto, un'espressione, non c'è nulla da fare, Franco buca lo schermo e ruba la scena a tutti, sia in vestale sacra, sia in calzamaglia rossa da diavolo tentatore, sia in mezzo ai morti viventi caracollanti di "Virus". Per il resto, quando un film comincia con la scena della bella Virginia che prende i voti, alternata con immagini di cavalli che scopano (con tanto di membro equino sventolato sullo schermo) si capisce subito dove si andrà a parare, anche se non mancano inquadrature e sequenze riuscite che aggiungono quel qualcosa in più degno di essere ricordato, vedi la suorina che frusta con sommo piacere la compagna, la scena dello stupro di Virginia in chiesa o il ritrovamento del cadavere della madre superiora, divorata dai topi, che rimanda irresistibilmente a quello che si vedrà in "Rats - Notte di Terrore".

Ci manca eccome Bruno Mattei, siamo qui a fare (quasi) sempre gli stessi discorsi, che probabilmente hanno già rotto parecchio le palle, lo so, ma è solo per ribadire che un Colonnello del Bis come Bruno è difficile ristamparlo, ed è giusto ricordarlo sempre, non perchè abbia girato solo capolavori, il che non corrisponde a verità, ma perchè non si è mai fermato di fronte a niente, girando comunque e dovunque (anche cannibalici, W.I.P e pure "Zombie - The Beginning" e "Island of the Zombies" poco prima di morire). Però, dai, cosa si può dire ad uno che senza soldi si inventa una cosa come "Robowar" (1988), un mix atroce tra Robocop e Predator, con Reb Brown e Catherine Hickland? Solo il meglio possibile. Vostro Onore, non aggiungo altro. Consigliato.

Per il ruolo di Virginia, si pensò in un primo momento a Leonora Fani, che per problemi con l'agente dell'epoca non accettò. La scelta cadde così su Zora Kerow(v)a, già ne "Le Evase - Storia di Sesso e di Violenze" (1978) con la Carati, Marina Daunia e Ines Pellegrini."Lei ce la portarono...", disse Bruno ai nocturniani. Prodotto da Arcangelo Picchi. Fotografia di Giuseppe Bernardini. Montaggio di Liliana Serra. Musiche di Gianni Marchetti. Con Zora Kerowa, Mario Cutini, Franco Garofalo, Franca Stoppi, Paola Montenero, Paola Corazzi, Leda Simonetti, Giovanni Attanasio, Annie Karol Edel, Mario Novelli, Tom Felleghy, Ornella Picozzi.
Buona visione.

A proposito delle produzioni italiane d'epoca:
"La Monaca era stato appaltato dalla Stefano Film. Praticamente noi eravamo i produttori esecutivi. Ci doveva essere un utile sul budget e io proposi di investire quest'utile su un secondo film, che diventava tutto nostro al 100%. E quindi reinvestimmo l'utile su "L'Altro Inferno". Li abbiamo girati parallelamente. Quando si girano due film in uno, il risparmio è notevole" Bruno Mattei.
Gomarasca e Pulici, Nocturno Dossier N.45, "Il Sopravvissuto", aprile 2006.

Belushi


10 commenti:

  1. questo film è veramente perfetto prima di andare a messa la domenica mattina, bravo Belushi! ahah!
    confesso che, ancora prima dei conventuali, le suore sono sempre state nel mio immaginario erotico, chissà come mai. forse perché "più copri e più vorresti scoprire"? :D
    cmq grande il nostro Bruno Mattei...

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  2. @ sarà Roby che la loro clausura ha sempre nascosto perversioni soffocate. Purtroppo questo ha creato spesso violenza, pensa al fil MAgdalene.

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  3. occhio, le suore hanno la patonza dentata... ahahah

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  4. bravo Cirano, ottima citazione: Magdalene. Film e vicenda da non dimenticare.

    Harmo... mi son toccato l'inguine! :D

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  5. Grande il film "Magdalene", e interessante questo, mistico e sensuale. Attenti, è cambiato il governo, ora non potete più psotare certe immagini. Decoro, ragazzi, decoro ...

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  6. Alli, sai che non hai torto? Questi mi sembrano molto più leccaporpore dei precedenti... O_o

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  7. Bella topa al tempo la Kerowa conosciuta personalmente al Joe D'Amato. Talmente superflua che il misogino Fulci nello splendido "New York Ripper"('81), la fa colpire da un collo di bottiglia rotto proprio li'.

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  8. XD un detto veneto dice: dove che ghe xè campane ghe xè anca putane XD bella rece! ;)

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  9. ahah! grazie Liber@, e i detti popolari non si discutono eh! :DDD

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