martedì 5 luglio 2011

Nitrato d'argento

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Racconto per immagini, con pochi ma significativi inserti di fiction, della storia del cinema, dagli inizi ad oggi, dove oggi è il 1996 ovviamente. Mi ha colpito, un atto d'amore verso il cinema che avrei voluto fare io potendo e per questo, per un fatto molto personale, l'ho messo nell'Olimpo. In ogni caso credo sia una visione obbligatoria per un cinefilo che si rispetti, opera di uno dei registi più originali che abbiamo mai avuto in Italia.

Ci sono documentari che oltre a mostrare immagini narrano, con voce fuori campo o persino presente nel film. Utilissimi, istruttivi, certo portano ad una visione più passiva, più guidata. Altri come questo usano la macchina da presa come una macchina del tempo, illustrano ciò che avveniva e lasciano allo spettatore l'interpretazione ed ampi margini di fantasia. Visto che il web lo permette facilmente, mi adeguo alla scelta di Marco Ferreri entro i limiti concessomi, e ne farò un fotoracconto.

Agli inizi, quando il cinema diventò un fenomeno popolare, era la sola ed unica "finestra sul mondo" per buona parte della popolazione. La televisione era ben di là da venire. Si guardava allibiti, con un'attenzione rapita, mondi e persone completamente sconosciuti. C'erano già molti dei generi attuali, come le commedie e anche horror/thriller (inutili i paragoni con gli attuali) che facevano incetta in leggende e superstizioni diffuse, ma sicuramente grande servigio pubblico era svolto dai film di taglio storico-letterario. Chissà che emozione dev'essere stata vedere quella magia tecnologica pitturare, su uno schermo o semplicemente su un muro bianco, fatti noti solo perché letti o sentiti dire, o anche eventi sconosciuti, passati e pure presenti. La fantasia che tanto aveva elaborato e immaginato ora si vedeva proiettata. Io penso sia stata, in termini culturali, la più grande invenzione di tutti i tempi.


Subito i primi "scandali". Due attori che si baciano produrranno reazioni tra lo sconcerto e l'indignato, parte del pubblico si alzerà per protestare, chiederanno la restituzione dei soldi del biglietto, minacceranno persino ritorsioni. La censura moralista è un problema antico quanto il cinema stesso, in realtà vigeva già nei confronti della letteratura, solo che ora deve affrontare un "nemico" più subdolo, le pellicole girano più facilmente dei libri e richiamano un pubblico più vasto.

C'erano non solo i "grandi film" ma anche produzioni locali. Facile andare a vedere un film ed incontrare in sala attrici ed attori che abitavano magari solo qualche isolato più in là. Questa scena per quanto breve è tra quelle che mi hanno fatto innamorare di questo film. Le 2 attrici inquadrate sono in una specie di palchetto d'onore mentre si sta proiettando un film che le vede protagoniste. Siamo a Napoli credo, a giudicare dal dialetto. Non ho capito benissimo il perché, fatto sta che entrambe non interpretano certo ruoli da brave madri di famiglia, tantomeno pie monache di clausura, e il pubblico, quello femminile più di quello maschile, insorge contro di loro con una veemenza tale da far temere un linciaggio.

Sconvolgente quanto detto prima? Molto difficile distinguere ai tempi tra il reale e la finzione. Ancora più difficile comprendere cosa passasse per la mente degli spettatori d'inizio secolo, talmente sono lontani da noi per evoluzione culturale. L'immedesimazione era a livelli che oggi non conosciamo forse. Non ho riso però delle donne arrabbiate con le attrici, perché se da una parte è ovviamente ridicolo (facile dirlo per noi oggi) confondere le persone coi ruoli che interpretano, da un altro punto di vista erano donne coinvolte con tutto il loro essere nella proiezione a cui assistevano. Ho persino provato un pizzico d'invidia. Quando un film riesce a produrmi tanto effetto e convolgimento emotivo grido sempre al capolavoro, e in fondo non vorremmo tutti che ogni film che guardiamo fosse sempre così efficace? Grandi registi che ammiro particolarmente, come William Friedkin, Lars Von Trier, Vittorio De Sica per citarne qualcuno ma ce ne sono molti altri anche fra i meno noti, lo erano e sono grandi per la incredibile bravura, in qualche caso persino sadica, nel portare gli attori ad interpretare le parti con tutto il loro animo, in totale trasporto. Quando vedi film come i loro l'evasione dalla realtà propria, quella dello spettatore, è completa. Un prodigio.
In ogni caso, staccati gli occhi dallo schermo, consiglio di vedere gli attori, e pure i registi, come persone normali...

Il Prodigio prima citato che realizza il cinema è, mi ripeto con piacere, di partecipazione popolare come nessuna forma d'arte prima di esso era riuscito a fare. E' vero, una volta a Milano nel Loggione andavano comuni cittadini con tanto di vivande a godersi "La traviata", per dire, che poi cantavano in vicoli lavandaie quanto panettieri e macellai, tradizione persasi purtroppo. Peccato che non tutti vivevano in città come Milano, o poche altre. Proiettori per pellicole invece si poterono diffondere maggiormente, inoltre il costo della visione era bassissimo e a differenza di Giuseppe Verdi era possibile vedere repliche un'infinità di volte.
Il pubblico dei cinema era uno spettacolo nello spettacolo, accadeva di tutto lì dentro, vedremo poi.

Non ho potuto fare a meno di omaggiare un attore diventato Simbolo dell'Italia nel mondo. A parte i meriti artistici (tra i primi superdivi in assoluto) e visto come erano considerati gli italiani in America agli inizi della loro immigrazione, cioè un gradino sotto quelli che là chiamavano "nigger", Rodolfo Valentino e la sua fama ebbero una certa importanza per l'orgoglio nazionale dei nostri emigranti, come per i loro parenti in patria. Banale? Non secondo me. Pensiamo ai tempi in cui avvenivano queste cose, all'accoglienza che ricevevano ("Nuovomondo" è una visione che consiglio, come anche "Emigrantes"), alle condizioni di vita, al fatto che andare in America per la maggior parte degli italiani era come andare sulla luna. Certo, se andavano là era perché qua si morivano di fame...
Qualche immagine che ho omesso ritrae le donne in sala al comparire di Rodolfo. Impazzivano. In tutto il mondo.

Sempre riguardo alla propaganda, interessante questa scena, ricostruita, che racconta di un fatto accaduto. Un gruppo di afroamericani inscena una protesta durante la seconda guerra, mentre c'è una proiezione di immagini delle imprese dei militari connazionali in Europa e altrove. Chiedono ai bianchi pari diritti, come detta la Costituzione. Inevitabili le proteste da parte di un pubblico quasi esclusivamente bianco e una considerazione cinica da un politico: ignorateli - dice - guai a dargli peso.

Eppure i neri dominavano la scena musicale sempre parlando dell'America, i cinema spesso trasmettevano loro concerti ma la televisione era ormai imminente. Nulla in contrario al malefico apparecchio, è certo che ha contribuito a chiudere in casa la gente mentre il cinema, anche per i notiziari, era un momento importante di socializzazione, scambio di opinioni, protesta quando serviva. Tutto andrà perduto di questo, i tempi cambiano.

Si mangiava nei cinema, si fumava, e si cercavano amori! Si faceva sesso nelle sale appartate, era un posto dove il buio soffuso agevolava comportamenti altrimenti impossibili altrove, una piccola zona franca. Un po' come nelle discoteche, le persone che conoscevi lì dentro quando uscivi da lì ti sembrava avessero un altro aspetto.
Il grandissimo Charlie Chaplin, tra le colpe di questo blog nel quale è ancora assente. Probabile lo farò esordire proprio con questo film che viene riportato nel documentario, "Work". Contenuti importanti uniti ad una comicità irresistibile e senza tempo.

Da estimatore dei film di arti marziali non potevo omettere questo momento che ne cita l'arrivo in occidente.

Non so quando di preciso, sono sicuro avvenne negli anni '70 che venne abolita per legge la possibilità di vedere più spettacoli pagando un solo biglietto. Prima di questa norma si entrava in sala anche a film iniziato, tanto il resto te lo guardavi allo spettacolo successivo riguardandoti il finale. Ricordo che avevo 7-8 anni quando andai a vedere "Gli Aristogatti" a Torino con un mio zio e me ne sorbii 2 visioni a fila, poi mi trascinò fuori a forza, io sarei rimasto lì fino alle proiezioni notturne...
Agli inizi i proprietari delle sale dovevano invitare la gente ad uscire e non era rarissimo che qualche senza tetto ci provasse a trascorrere lì la notte.

Fine '70, inizi '80, arriva definitivamente il porno nelle sale, alcuni cinema si convertono completamente a questo genere. Da che anche solo mostrare un pudico bacio era un problema al sesso esplicito, di passi in avanti se n'erano fatti! Secondo alcuni sono passi indietro, secondo me no. Partendo dal presupposto che gli attori avessero piacere a partecipare a film del genere, s'è trattato di uno dei momenti in cui il cinema ha svolto un ruolo di forte rottura culturale, il perbenismo sessista era ancora dilagante in tutto il mondo, in occidente forse più che altrove. Ancora oggi il sesso al cinema è censuratissimo mentre non lo sono ben altre rappresentazioni della natura umana che a mio parere sono davvero le cose di cui ci dovremmo vergognare eventualmente. Io personalmente sono contrario ai divieti per le opere d'arte, ma è un discorso lungo, farò (anzi faremo) in altre occasioni.

Il capolavoro "Lanterne rosse" di Zhang Yimou, una bella citazione che ho apprezzato tantissimo, come simbolo dell'avvento del grande cinema orientale in occidente (non più "solo" di quello giapponese), col suo regista più rappresentativo.

Si potrebbe dire veramente tantissimo, anche a seconda delle proprie preferenze e competenze. Ho morso il freno, da dire ce n'era troppo...

Per concludere, da quanto ho scritto penso sia emerso l'aspetto che a mio parere rende veramente unico questo film: l'attenzione al pubblico del cinema è perlomeno pari a quanto il cinema stesso produceva. Noi che amiamo vedere film e parlarne facciamo parte del cinema, ne siamo componente essenziale, senza di noi non esisterebbe, tutt'oggi. L'immagine finale che riprende l'incipit è un pubblico, stilizzato, sembrano manichini e qualcuno ci vorrebbe forse così, acritici e sfittici, ma non lo siamo!

Mi concedo una chiusura teatrale:
Verso il cinema siamo tutti, cinefili o meno in ogni caso "consumatori" di film, un po' come lo Zarathustra di Friedrich Nietzsche che diceva al Sole che pur essendo esso un grande astro, senza di lui che lo ammirava non sarebbe stato niente.

Robydick


12 commenti:

  1. veramente bello e commovente deve essere 'sto film, ne avevo sentito parlare all'epoca, vedrò di procurarmelo. sai cosa, mi hai fatto venir voglia di andare a cercare dei film muti pre-sonoro, mannaggiate... ;o)

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  2. harmo, che te posso di'? io sto già cercando qualche "meno noto" di chaplin... :D

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  3. Il racconto di un'epopea, come solo Ferreri avrebbe potuto fare.
    Memorabile racconto di emozioni che escono dallo schermo...
    "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore ci ha regalato qualche accenno....
    E poi, un gran bel Post, complimenti.
    Magar
    P.S. ho qualche problema con l'account di Google, ...ha deciso di non riconoscermi più.
    Eppure la mia Bacheca funziona benissimo, e tutti i servizi sono OK.
    Mah...
    Ciao

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  4. ciao magar, grazie :)
    gli account di google sono un casino da un po' di tempo, ciclicamente tocca a tutti, per questo ho aperto i commenti anonimi... vedrai che tornerà poi tutto a posto.

    ciao ernest!

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  5. Ho letto questa mattina alle sette e un quarto la rece.
    Avrei voluto avere il tempo di scrivere qualcosa ma il lavoro mi attendeva inesorabile.
    Sappi che al mattino prima di uscire, al posto della colazione, mi leggo una rece di Robydick e soci.
    Così lo stomaco è vuoto ma la mente viaggia.
    Ciao orsonmic

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  6. caro michele, felice che ti teniamo compagnia tutte le mattine! comunque un caffé almeno, mentre leggi, lo puoi bere :)
    ciao

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  7. A'Gajardo! Bellissima rece! Il Cinema é sacro! E Tu gli rendi omaggio! Robydick nun se batte!

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  8. Ciao Robydick! Innanzitutto complimenti! finalmente una citazione seria.
    Posso chiederti se hai riconosciuto tutte le citazioni e auto-citazioni del film? Sono veramente troppe e uno sguardo attento come il tuo potrebbe aiutarmi..

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  9. ciao "anonimo" ! grazie anzitutto.
    purtroppo come dici le citazioni sono infinite, la cultura di Ferreri pure, la mia no purtroppo. ne avevo notate diverse che ora non ricordo, qualcuna l'ho scritta, ora non saprei quali aggiungere. è un film che andrebbe rivisto nel corso dello sviluppo/studio di questa passione, probabile, anzi sicuro, che ad ogni ripassata si riescano a cogliere ulteriori spunti.

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  10. Vorrei farci un'analisi perchè sono sempre stata affascinata dalle mise en abime e soprattutto perchè è veramente sintesi di tutto il suo cinema, dall'auotcitazione esplicita di "la grande abbuffata" a quella meno esplicita degli spettatori-fantocci che richiamano i manichini di "Il seme dell'uomo", fino allo spettatore che tocca con mano il volto della Bergman come il protagonista di "Dillinger è morto" tocca e interagisce con i video-ricordi di famiglia al Super8...insomma c'è più Ferreri qui che altrove..impresa aurdua via! comunque Grazie!

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