giovedì 20 gennaio 2011

Chariots of Fire - Momenti di gloria

30

Quest'anno ricorrono 30 anni dall'uscita di questo Capolavoro come giustamente il prezioso amico Napoleone Wilson mi ha ricordato; siccome non l'avevo mai visto per intero m'è sembrata occasione opportuna di provvedere finalmente.

Siamo in Inghilterra appena dopo la fine della prima guerra mondiale. Alla prestigiosa università di Cambridge, frequentata dai più ricchi rampolli d'Albione, la pratica dello sport è anch'essa storicamente fiore all'occhiello (e lo è tuttora, perlomeno lo era ancora nel 1984, anno che l'ho visitata personalmente). E' qui che si iscrive Harold Abrahams, di origini ebraiche, ottimo velocista. Eric Liddell ha ancora più talento naturale di Harold, pastore protestante frequenta l'università di Edimburgo, nazionale di rugby scozzese ma in atletica gareggerà, come avviene anche oggi alle olimpiadi, col Regno Unito. Saranno i 2 principali protagonisti, all'inizio sportivamente rivali. Alle Olimpiadi di Parigi del 1924 arriveranno come sfidanti dei velocisti americani, dominatori incontrastati del tempo sulle brevi distanze.

Evito di entrare troppo in dettaglio nella trama, una storia di fatica, lavoro, determinazione, molto formativa senza scadere nella retorica. Se l'avete visto è inutile farlo e se invece non l'avete visto, come me fino a ieri, Dovete assolutamente provvedere. Pur con qualche piccola concessione narrativa, riporta una storia vera, molto interessante, con una fotografia ed una ricostruzione storica bellissime. Luoghi, costumi, tutto è fatto con rigore. La colonna sonora di Vangelis poi, che ascolto da sempre, è celebre forse anche più del film stesso: musica elettronica con richiami alle melodie dell'epoca restando moderna, un vero colpo di genio che ha messo d'accordo tutti, sia i musicofili più raffinati che i grezzi da taverna come chi scrive.

Diverse le cose che mi hanno colpito, ed anche istruito.
Anzitutto la figura di Eric Liddell. Grandissimo talento, è un uomo dai principi religiosi ferrei che applica con buon senso, ma su una cosa non transige: la Domenica è dedicata al Signore quindi non si lavora né gareggia né si svolge alcuna attività secolare. In nome di questo rinuncerà ad alcune gare delle olimpiadi che si svolgono in quel giorno, dove aveva pur ottime opportunità, senza cedere alle pressioni di nessuno, compresi i reali del suo paese. Adesso non entro nel merito del dettame religioso in sé, non è questo che m'importa, ma non ho potuto evitare di ammirare la decisione e la forza morale dell'uomo. Subì attacchi anche dalla stampa ma restò inflessibile, e sereno. Pur avendo derogato in nome dello sport a diverse cose quella della Domenica era troppo, lo avrebbe privato di coerenza e dignità. In fondo terminate le gare sarebbe tornato alla vita di tutti i giorni, ma con che faccia? Fa pensare, in questi tempi di degrado morale vomitevole di molti personaggi pubblici è veramente ammirevole.
Molto diverso il discorso di Harold Abrahams, che vede nella corsa anche una forma di rivalsa delle tante, piccole magari ma frequenti, pregiudiziali che subisce a causa del suo essere ebreo. Qua l'aspetto notevole è ancora la determinazione, ma non dettata da una vocazione religiosa bensì da uno spirito indomito, che non vuole perdere mai. Non è un arrivismo becero, anzi! Pagherà un allenatore personale (tra l'altro di origini italiane ed arabe) e contro tutti si metterà a lavorare su se stesso con professionalità, curando la tecnica: insomma, lavoro ed intelligenza "laica" per arrivare ad uno scopo. Altra ammirazione da parte mia.
L'amicizia finale dei 2, il portarsi reciprocamente complimenti ed in trionfo... quanto vorremmo vedere sempre, nello sport, scene di questo genere?

Senza nulla togliere al film, mi ha ispirato una riflessione che non posso proprio trattenere.
Soprattutto con Harold, come con altri di Cambridge, ci si rende conto che praticare lo sport era ai tempi un privilegio, diciamo anche questo va'! Il film lo mostra benissimo, basta notarlo senza farsi troppo incantare dalla bellezza del tutto, e senza dimenticare che al mondo la maggior parte della gente, soprattutto allora, era povera anche nel blasonato vecchio continente. Scena clamorosa: un giovane che si allena nel parco di famiglia agli ostacoli, e per controllare di riuscire a saltarli senza nemmeno sfiorarli farà mettere su ognuno di loro una coppa di champagne colma per poi verificarne il contenuto dopo la corsa. Dimmi te! Certo, lo sport dilettantistico era "nobile" sì, ma proprio in tutti i sensi. Harold si pagò l'allenatore di tasca sua come detto.
Per quanto si possa criticare lo sport odierno, con tutti i suoi problemi di doping, commercio, ecc..., non si può negare che nei paesi mediamente sviluppati è attività alla portata di tutti. Chiaro che mi riferisco agli sport di più pura essenza, di fatica: per correre ci vuole gamba, cuore, polmoni e cervello, non soldi e volendo manco le scarpe sono indispensabili. Ci vuole anche tempo libero, ma qua il discorso s'allunga troppo.


30 commenti:

  1. Visto all'epoca dell'uscita, mi piacque, ma lo ricordo poco anche perché successivamente non l'ho più rivisto. E tutto questo a causa di Vangelis. Mica perché l'o.s.t. è brutta, anzi, è che tutte le volte che ho visto in tv servizi sportivi finanche sul torneo di rutti di Calcinaia, o la videocassettina sulle imprese del pargolo dell'amico in palestra o a calcetto, questo cazzo de musica era sempre presente, fino ad arrivare a frantumarmi i marùn (si dice così in milanese ?). :oD

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  2. ahah! la gara di rutti... harmo, i tuoi commenti mi fan scompisciare ogni tanto! :D
    è vero, chariots of fire è brano abusato. io l'ho conosciuto giocando ad un videogame sulle olimpiadi, e mi aveva trapanato i maroni
    p.s.: mi sun terùn, non posso fornire consulenze attendibili sul dialetto meneghino...:D ).

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  3. ..Grande Roby, recensione magnifica, ....!!!!
    Hai notato e dato risalto a delle cose che m'hanno sempre smosso tali e tante potenti emozioni, e sei stato di tali capacità da condividerle pienamente...L'allenamento di Brad Davis e degli americani con quel brano sincronico favoloso...Il manifesto delle olimpiadi parigine...Il momento in cui Ian Holm/Moussabini sfonda la paglietta con il pugno dalla gioia, da solo perchè non ce l'avrebbe fatta uomo anziano a reggere la tensione a bordo pista, solo dicevo, nella cameretta della pensione, alla notizia dallo stadio de Les Colombès che il "suo" Harold Abrahams/Ben Cross ha vinto la gara...
    Lo so l'o.s.t. fu anche "saccheggiata" se ben ti ricordi dalle pubblicità "edonistico-consolatorie" della patinata Barilla anni '80, ma ciò non toglie che anche avendocela "imposta" come accompagnamento della "gara di rutti di calcinaia" o della "videocassettina sulle imprese del pargolo figlio dell'amico in palestra o a calcetto", -ed è vero in questo sono d'accordo con Harmonica- che, tra i "temi" musicali d'impianto epico-sportivo sia incommensurabilmente superiore all'altrettanto "abusato" e truzzissimo, scontato "We are the Champion"('77) dei Queen...
    Solo le o.s.t. dei "Rocky" di Bill Conti (con particolare signàture al capolavoro di "Redemption-Main Title Theme of Rocky II" e alla o.s.t. tutta, di "Rocky II" -recensiscilo da par tuo Roby, verrà fuori cosa grandiosa,- e sempre di Bill Conti, l'entusiasmante score di "Fuga per la vittoria"(Escape to Victory)('81) del grande Huston, altro capolavoro che compie il trentennale dall'uscita fra pochi mesi.);
    sono a questo livello di un commento musicale che diventa co-autore del film a tutti gli effetti da tanto che riesce a contribuire e infondere pathos e impareggiabile atmosfera...

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  4. grazie Wilson, ma di vero cuore per avermi spronato a vederlo finalmente! avevo un milione di frame, poi purtroppo nella necessaria selezione mi sono perso quello che citi, con l'allenatore che guarda lo stadio dalla finestra durante la gara, c'era una tensione e passione palpabile... mi vien fin la pelle d'oca a ripensarlo.

    per una volta ti ho anticipato! Fuga per la vittoria, pur inflazionato dalla tele, comparirà qua. desidero parlarne perché ha un collegamento preciso e importante con una meraviglia già vista e recensita che arriva a breve: "sport, sport, sport!" di klimov. ;-)

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  5. ...All'epoca il 1981 dell'uscita, alcuni "detrattori" soprattutto dopo la forte affermazione agli Oscar, di cui ne vinse quattro compresi i più importanti, per Miglior film e miglior regista ad Hugh Hudson, stigmatizzarono un poco che secondo loro era un film molto "manierato" alla scuola del cinema britannico prima della conoscenza e dell'avvento del "Free Cinema"...(Sì, tant'è che proprio in "Chariots of Fire" compare Lindsay Anderson in uno dei suoi tanti ruoli da attore, il quale addirittura assieme a John Gielgud/"Master of Trinity", fa il "Master of Caius" di Cambridge,Anderson che del "Free Cinema" con i suoi bellissimi film, ne era il simbolo, come Truffut per la Nouvelle vague), perchè invece "Chariots of Fire" come tutte le famose produzioni di David Puttnam a partire da "Fuga di mezzanotte"(Midnight Express)('77) di Alan Parker, è invece un film modernissimo, d'impianto già postmoderno, come le musiche elettroniche di Vangelis che come hai ben definito e notato te, riecheggiano "incorporate" vecchie arie da musiche dell'epoca,altro che "grezzo da taverna"....

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  6. Oh, lo devo vedere, anche se la velocità pura non ha mai fatto per me.
    Grazie per avermelo ricordato.
    ;D

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  7. caro Wilson, anche "Fuga" mi anticipi, ahah! pensa, tra non molto arriva anche "L'esorcista", mi ha sconvolto... quest'anno DEVO colmare lacune sui Fondamentali del Cinema e conto molto su di te. :)

    webrunner, quando vedrai come si allenavano ti sentirai meno "distante", non era ancora epoca di estrogeni ed ormoni della crescita. hai visto le foto dei veri atleti? bastino quelle.
    ti straconsiglio, e invito tutti a leggerlo se ne trovano il tempo, questo articolo che ho dedicato nell'altro blog ha Dorando Pietri: http://robydickwritings.blogspot.com/2009/10/tempi-che-corrono.html
    è molto affine a questo film

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  8. una piccola precisazione: non tanto l'atletica era attività da ricchi, quanto invece lo era iscriversi a Cambridge (o Oxford). il privilegio è infatti riservato ai ricconi, o in alternativa ai cervelloni (con borsa di studio). in realtà lo sport è integratissimo, nei paesi anglosassoni, con l'attività scolastica. lo "strapotere" degli atleti statunitensi anche allora dipendeva da questo; perfino un poveraccio come Jesse Owens potè frequentare Ohio State, prepararsi e stravincere a Berlino nel 36. qui da noi, come è noto, non è affatto così. lo sport si fa solo nel tempo libero e ha pochissima integrazione con l'attività scolastica, per non dire che spesso è addirittura in contrasto con qest'ultima. un ragazzino che sa correre, o finisce per arruolarsi nei vari corpi statali (un po' come nei paesi dell'est europeo, dove però l'esercito aveva in mano tutto, e quindi aveva le strutture adatte), o mette via i sogni di gloria olimpica e va a fare il terzino nel Fanfulla o nella Sanbenedettese. Mennea, Berruti e Simeoni sono purtroppo casi molto isolati.

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  9. unwise, nulla da dire...
    ma nella riflessione finale mi riferivo al vecchio continente, e al 1920. c'era la scuola pubblica con attività sportive annesse allora, anche per i figli di contadini ed operai? sarebbe una rivelazione! :)
    sugli USA non mi permetterei mai di fare illazioni senza consultarti, ahah!

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  10. altra noticula: nelle competizioni olimpiche il regno unito gareggia sempre come tale (non diviso nei vari stati che lo compongono, come nel calcio o nel rugby)

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  11. grazie unwise! non lo sapevo :P
    ho fatto una piccola precisazione nel testo

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  12. ai tempi non saprei, ma oggi non trovi una scuola che non abbia attività sportive e strutture connesse. personalmente posso solo tornare, come testimone oculare, al 1978. le scuole dove sono stato in inghilterra e in irlanda, per quanto non fossero in zone particolarmente ricche (in pratica sobborghi di londra e dublino) avevano una sovrabbondanza di strutture sportive, che mi parevano esser li da parecchio tempo. poco per l'atletica leggera in realtà, ma sempre almeno calcio e rugby. Cambridge, naturalmente, è un'altra storia (c'era pure il cricket e il campo da tennis in erba vera)...:)

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  13. buon per loro... lo sport è una grande espressione culturale, ne parlerò presto con un film. meglio non far paragoni con la nostra situazione va', mi vien da piangere.

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  14. ..."Chariots
    of Fire" è'oltretutto un grande esempio dell'altissimo livello di cinema "da
    confezione" nei migliori e più alti significati del termine,raggiunto
    dal cinema britannico soprattutto sotto le produzioni di David Puttnam
    ripeto,in quel periodo.
    Hugh Hudson proveniva dalla pubblicità e come già ti scrissi Roby, se
    hai potuto ben condividere come mette a frutto la sua grande sapienza
    tecnica maturata in centinaia di commercials, come Ridley scott quando
    esordì alla regia con "i Duellanti"(The Duellists)('77),già nella
    strepitosa sequenza dei titoli sulla spiaggia di Brighton...
    Giudicata dai lettori di "Sight and Sound" nel 1991 la quarta migliore
    sequenza di titoli di testa della storia del cinema. Al numero uno in classifica ovviamente,
    per la curiosità di tutti, "L'Alba dell'uomo" prima di addentrarsi oltre
    i confini di Giove, in "2001:Odissea nello spazio"..
    E in effetti, tutto è perfetto. Il tema di Vangelis, prodigioso, il
    montaggio (Terry Rawlings, che fu candidato agli Oscar), la fotografia
    (David Watkin che vinse l'Award del NYCC-New York Critic's Circle e della British Society of Cinematographers ed entrambi nominati al BAFTA), i
    costumi di Milena Canonero (che vinse un'altro dei suoi tanti Oscar,
    tutto è splendido,trascinante e emozionante, fino a cogliere sempre con grandissimo mestiere, il massimo trasporto
    emotivo.

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  15. Per chi è da sempre filo britannico in quasi tutto come me poi, il film è un "must" assoluto e obbligato...

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  16. Che bello! Una celebrazione per una disciplina che è la mia preferita, per uno sport dall'allenamento-metafora di una vita! Che emozione! Che massacro! Che emozione! Stati di alternanza sportiva… :)))))

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  17. ahah! wilson, oltre alla sapienza sprizzi un entusiasmo contagioso! :D
    sì sì, confermo e ripeto: per la scena sui titoli di testa, che ritorna poi su quelli di coda, non ci sono aggettivi, condensa già tutta l'epica del film, fatica e gioia... immensa.

    petrolio, sei anche una sportiva? sai che ai blocchi di partenza dei 400m poi vinti da Eric il rivale americano gli dà un foglio con scritta una frase della bibbia, in segno di rispetto per le sue scelte di cui sopra. tu potresti fare lo stesso: prima di una gara dai uno dei tuoi pezzi catartici a tutte le rivali e mentre che tagli il traguardo loro sono ancora là ai blocchi che rimuginano... ahahah!
    24000 baci for you :*******

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  18. ben stone e ian holm.
    sono i due motivi per cui amo il film.

    la storia è quella che ti fa sospirare alla fine: i bravi ragazzi esistono, nonostante le avversità.

    troppo miele per i miei gusti. ma ben stone che seduce le ragazze....hmmm!

    love, mod

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  19. eheh, grande mod, annotazioni da par tuo.
    mi sfugge ben stone... non è ben cross?

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  20. Il film Inglese che amo di più (assieme ad "Alta Fedeltà).
    Un film sullo sport che non mette al "centro della storia" lo sport ; in quel posto ci sono i rapporti tra esseri umani, le emozioni e lo spessore dei sentimenti in gioco. In questo gli Inglesi sono maestri. (basta dare uno sguardo al cinema di Stephen Frears).
    Per quanto riguarda la O.S.T. sono d'accordo che sia stata eccessivamente usata, però....
    resta comunque l'opera che ha sdoganato Vangelis dalla scomoda posizione di "ex Aphrodite's Child" , e scusate se è poco....

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  21. Ciao Roby,
    Ti ringrazio per aver citato 'Momenti di Gloria', grandissimo film. Tra l'altro uno dei rarissimi casi in cui il titolo italiano è migliore di quello originale. E' vero: questa pellicola è molto più importante di quello che sembra. Non è 'solo' un bel film sportivo, ma fa capire che, allora come oggi, le differenze di classe, le disparità sociali, i pregiudizi razziali e religiosi erano assolutamente gli stessi. E anche lo spirito olimpico non era poi così 'olimpico' come ci aveva descritto De Coubertin. Qualcuno ha criticato l'uso dei ralenty e lo stile enfatico e pomposo... ma indubbiamente è un esercizio di gran classe. Grande confezione e grande cura dei particolari. Il tema di Vangelis è forse la sequenza di note più famosa di tutto l'universo... la conosciamo tutti, anche chi non ha visto il film. Però ascoltarla accompagnata dalle immagini degli atleti che corrono sulla spiaggia è un 'emozione unica. Davvero splendido.
    E complimenti per la recensione!

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  22. magar, sempre di spessore i tuoi interventi :)

    grazie kelvin!
    ciao :)

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  23. Non starò a ripetermi in complimenti, perché ormai ... inter omnes constat che siete tutti dei cinefili mostruosamente bravi. Di conseguenza neanche sull'estetica. Aggiungerò solo che in quei tempi mitici, un po' prima va, più o meno contemporaneo a Petri (che abitò anche a Sanremo, pensa un po'!), di cui pur parlate, emerse un certo Jim Thorpe, cui qualche film devono pur aver dedicato. E si potrebbe continuare ... P.S. Da allievo feci qualche gara sui 300 metri piani, senza infamia e senza lode ...

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  24. ho indagato e esiste il film su Jim Thorpe!
    Pelle di rame, con Burt Lancaster di Michael Curtiz.
    grande intuizione Adriano, lo guarderò! :)

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  25. ...Bel film poi l'altro che ti ha meritoriamente consigliato Adriano...Jim Thorpe-"Pelle di rame", il primo indiano-americano a gareggiare con la maglia degli Stati Uniti all'Olimpiade no...?
    Mi pare fosse Navajo...
    Kevin chi è, comunque un grande, ad aver scelto come immagine Leonidas Batanaudas di "Solaris" di Tarkovskij...Kevin, appunto, dal nome del personaggio...Faremmo proprio un bel paio, con Napoleone Wilson...

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  26. ecco perché quel titolo! un indiano. storia che m'intriga sempre più. film non facile da "reperire" ma prima o poi arriva :)

    ci sarebbe una L wilson, keLvin, non penso però sposti l'identificazione che hai fatto dell'amico, cinefilo docg

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  27. Ciao

    solo una piccola precisazione sul commento di Kelvin; il titolo, a parer mio, è azzeccatissimo se pensi all'ultima scena del film (quella dove un coro canta un inno in chiesa http://www.youtube.com/watch?v=WokS2HIs8qk).
    Quell'inno è Jerusalem, che è anche l'inno "quasi ufficiale" dell'Inghilterra (quello che si sente cantare normalmente è l'inno della Gran Bretagna). Le parole dell'inno, musicato nel 1916 da Sir Hubert Parry, sono state scritte al poeta William Blake nel 1808 ed ad un certo punto del brano si trovano i seguenti versi:

    Bring me my bow of burning gold
    Bring me my arrows of desire!
    Bring me my spear! Oh, clouds unfold!
    Bring me my chariot of fire.

    che hanno ispirato il titolo del film (http://en.wikipedia.org/wiki/And_did_those_feet_in_ancient_time#Use_in_film_and_theatre)

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  28. grazie francesco, interessante, non ne sapevo proprio nulla.

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