domenica 17 gennaio 2010

Un'ora sola ti vorrei

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Alina, che lavora nel cinema e questa è la sua prima produzione da sola, è discendente degli Hoepli, fondatori di una piccola casa editrice molto nota a Milano. Ricca borghesia quindi. La madre Líseli Hoepli Marazzi che si vede in locandina morì suicida nel 1972 a soli 33 anni, quando Alina ne aveva solo 7.

Raccogliendo tutto il materiale girato in 8 e 16 mm prima dal nonno e poi anche dal padre, con un lungo lavoro di montaggio al quale sono state aggiunte solo musiche e testo, è venuto fuori un documentario di quasi 1h struggente e commovente. E' un omaggio alla madre, un lavoro semplice scevro da giudizi di condanna o assoluzione, una storia di una famiglia e di una donna, dalle sue origini (i primi filmati del nonno sono degli anni '20) fino ai giorni prima della morte.

La voce fuori campo è della stessa Alina, che recita le lettere della madre, numerosissime, ad amici, parenti, familiari, qualcuna anche a lei quand'era bambina. Qualche volta ne recita il pensiero, descrive le situazioni. Sempre sentiamo Liseli con la voce della figlia.

Come detto: bellissimo, struggente, commovente!
Assolutamente da vedere...

Film anche molto interessante oltre che bello da vedere, per alcuni aspetti che mi hanno fatto molto riflettere.

Anzitutto una breve considerazione sulla malattia di cui soffrì Liseli: depressione. Non è molti anni che è davvero considerata tale. E' davvero subdola, mi auguro di non doverne mai soffrire. Si manifesta con grande lentezza anche se può avere lontanissime origini. Si è "normali" in tutto e per tutto eppure non si riesce ad essere felici, procura fobie che appaiono infantili, strambe manifestazioni di panico. Mi ha colpito molto quando Liseli parla dei genitori che vanno a trovarla nella clinica psichiatrica in Svizzera descrivendo la malattia come uno dei suoi capricci.
Come padre certi "capricci" dei miei figli ogni tanto mi spaventano. Da sempre capisco più dai capricci la loro personalità che da altre manifestazioni, è una sensazione strana e spontanea che credo anche altri genitori provano. Non m'è venuta la paranoia che cadano in depressione, ma certo, ho trovato conferma ad uno dei mille aspetti della professione del papà.

Un'altra riflessione è dedicata alla Meravigliosa Settima Arte. Anche se questo è "solo" un documentario per me è una bellissima forma di Cinema, e mi spiego subito.
Le immagini che vediamo potevano essere tranquillamente contestualizzate in modo completamente diverso se solo la vita di Liseli avesse avuto un decorso ed un finale diversi. Il finale è noto fin dall'inizio, la voce dolce non è certo festosa, non si compiace in apologia. Ecco allora che dei filmini che potrebbero essere visti da una famiglia coi nipotini per un allegro, al limite malinconico, Come Eravamo, girati certamente con quell'intento, diventano un indagante e rigoroso Cos'è Accaduto. Cerchi gli sguardi, le espressioni che possono sottendere quando non nascondere, anche nei momenti di vacanza e gioiosa vita familiare, i prodromi della malattia.

Un grazie sentito ad Alina Marazzi per averci regalato questa perla.


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