mercoledì 20 gennaio 2010

Per sempre

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Dopo questa visione, quest'altra piccola perla dopo "Un'ora sola ti vorrei", mi proclamo definitivamente ammiratore di Alina Marazzi, del suo modo di usare il mezzo Cinema nel rappresentare realtà in bassa frequenza, sottovoce, ma quella voce bassa che distingue i forti, anche se la forza qua non nasce dalle certezze ma dai dubbi, da una curiosità che non ha timori di affrontare ciò che crea quello che potrebbe anche essere definito "disagio interiore", che vuole capire fin dove è possibile ciò che gli è precluso.

Adoro di Alina il suo Understatement: tipico, ma ultimamente poco praticato, tratto distintivo dell'intellettuale milanese che a Milano s'è trasfuso persino nella sua componente architettonica. Le forme di una città od un paese lo raccontano, ne fanno e ne sono eredità...

Il Cinema, anche se documentaristico, rimane tale se definisce connotati ai personaggi o oggetti che ritrae, li fa emergere con sapienti tocchi di montaggio, con pur poche immagini e parole, nella loro unicità distinguibile.
"Per sempre" è un viaggio nel mondo delle monache, di vari ordini ed impegno: c'è il monastero più classico, aperto, quello di clausura, un altro ancora come un piccola casa-famiglia. Cambia forma e forza, non la sostanza di base della radicalità della scelta. Due anni di lavoro paziente ed umile, senza mai apparire, sempre dietro la videocamera. Non un reality. Alina ha dato una ragione alle monache per permetterle di filmarle, c'era rispetto e curiosità reciproca, tutto è svolto naturalmente da ambo le parti.
Non ve ne svelo nulla, godetevi fino in fondo questo piccolo gioiello se ne avrete occasione.
Io intanto mi metto nell'articolo anche una foto della bravissima regista.

Qualche considerazione a latere, sull'argomento.
Completamente estraneo emotivamente alle ragioni religiose delle suore, non per questo sono insensibile, quando le vedo sentite e sincere, spontanee, alle Vocazioni, ad un vita di rinunce quasi totale. Queste donne ritratte non hanno fatto alcuna scelta per apparire, alla ricerca di consenso. Se sono apparse in un documentario è stata una idea di Alina.
Indipendentemente da tutto, faccio una pura considerazione intellettuale: queste persone, a modo loro, esprimono un potenziale dell'essere umano che affascina, ha una ragion d'essere che travalica, vista da fuori, la fede. Danno prova del potenziale morale, svolgono in termini sociali un ruolo di specchio: rivelano a quali limiti una forza morale e psichica può spingere, oserei dire In Alto, i comportamenti umani.
Hanno tutta la mia ammirazione e rispetto.

2 commenti:

  1. Ciao Roby! Mi hai incuriosito molto - per tratti filosofici miei che non sto a spiegarti; diciamo che mi hai fatto venire in mente il documentario "Il Grande Silenzio". Ed è nell'ottica che deriva anche dall'opera di Gröning che mi trovo d'accordo con la tua riflessione finale.
    Di Alina non so nulla, ma se tu la adori non ho nessuna riserva: cercheròlla! :-)
    Ciao e grazie!

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  2. Ti voglio bene Lu! Che segnalazione mi hai fatto, non vedo l'ora di vederlo quel film documentario.
    grazie! :)

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