venerdì 21 settembre 2007

L'argent de poche - Gli anni in tasca

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Il titolo originale è "L'argent de poche", che sarebbe "I soldi in tasca" o "La tasca dei soldi", non conosco benissimo il francese, il senso è comunque quello. Infatti il ruolo dei soldi, delle possibilità di autonomia dei bambini e ragazzini protagonisti, è importante.
Non mi spiego, spesso, certe traduzioni dei titoli, se non per ragioni morali o commerciali.

Il film ha un sapore documentaristico. Girato a Thiers, percorre una serie di personaggi-bambini e le rispettive situazioni familiari nel 1976, durante un anno scolastico. La sua bellezza sta proprio in questa prospettiva a 360 gradi sulla vita di ogni singolo bambino, in particolare nel rapporto che ha coi genitori. Si capisce perfettamente come tutti gli aspetti della sua vita contribuiscono alle sue esperienze ed alla sua personalità.
Tanti bambini ed altrettante famiglie, tante situazioni diverse, dei maestri di scuola appassionati e dei genitori, spesso, un po' cattivelli, diciamo così. Momenti di comicità ed altri drammatici, commoventi, ma tutti estremamente realistici.

Come genitore ho apprezzato molto questa piccola perla di Truffaut e il discorso tenuto da uno dei maestri, anche se decisamente demagogico, mi ha fatto riflettere.

giovedì 20 settembre 2007

Il Gattopardo

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

Trama: l'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi, duca di Palma di Montechiaro e principe di Lampedusa, noto come Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo fu pubblicato postumo 5 anni prima, nel 1958, un anno dopo la sua morte. Il successo fu tale che poi pubblicarono altre opere scritte da Tomasi.

La famosissima frase "Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è" che nel romanzo compare più volte con sfumature diverse è diventata legge per chi cinicamente vuole addomesticare situazioni di "rivoluzione". E l'esperienza in buona parte insegna che è un'affermazione intrisa di verità profonda.

La vita della famiglia del Principe di Salina e signore di Donnafugata è descritta nei dettagli proprio durante e dopo lo sbarco dei mille, nel 1860. La nobiltà siciliana che cambia re ma non cambia nella sostanza. I suoi riti, le tradizioni, tutto ritratto nel romanzo splendidamente resteranno e sopravviveranno al nuovo mondo arrivato.

Il film è meraviglioso e degno del romanzo. Al solito, le musiche di Nino Rota e la fotografia di Giuseppe Rotunno sono da Nobel (Rotunno ha curato anche la versione restaurata completamente nel 1992, quella che ho visto). Addirittura il valzer della famosissima scena del ballo era un inedito di Verdi, riscoperto per l'occasione e fortemente voluto dal regista.
Grandissimo il cast: Paolo Stoppa m'ha fatto impazzire ma l'adoro da sempre; Burt Lancaster non è nemmeno commentabile nel ruolo del Principe, sembra nato per quel ruolo; bravissimo e molto "siculo" Alain Delon nella parte di Tancredi; d'una bellezza corvina che lascia di stucco Claudia Cardinale nel ruolo di Angelica.
3 ore di Cinema indimenticabile.

mercoledì 19 settembre 2007

Rocco e i suoi fratelli

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

In ordine di età, dal più grande al più piccolo:
- Vincenzo. E' il primo a giungere a Milano dalla campagna della Lucania. Ben integrato, vedrà il resto della famiglia, la madre e gli altri 4 fratelli, piombargli in casa il giorno del suo ufficiale fidanzamento.
Un "cordone ombelicale" redivivo e prorompente, ma saprà gestire la cosa e farsi una famiglia.
- Simone. Immediatamente entusiasta della metropoli, si farà sedurre dalle prospettive di guadagni facili. Forte fisicamente quanto debole di carattere, costante spina nel fianco dell'onore e dell'unità della famiglia.
- Rocco. Metterà ogni sforzo nel conservare a tutti i costi l'unità della famiglia. Disincantato dalla città, conserva sempre un positivo ricordo del paese natìo ed il desiderio di tornarci. E' il personaggio più "poetico", più di tutti indipendente nel pensiero e legato nei sentimenti, e giustamente merita un rilievo nel titolo del film.
- Ciro. Serio e metodico, studierà e diventerà operaio specializzato. Il più lucido e meno emotivo di tutti.
- Luca. Molto più piccolo degli altri, rappresenterà a loro un ricordo dell'infanzia, costantemente. Senza il padre morto poco prima che partissero per Milano, è il "figlio" degli altri quattro.

Il film è liberamente ispirato ai racconti di Testori. Costituisce un affresco della Milano di quegli anni preciso e splendido. La Bovisa, il ponte della Ghisolfa, il Duomo, Porta Genova, l'Idroscalo, tutto mi è apparso come me lo descriveva quand'ero bambino mio padre, che giunse a Milano, anch'egli immigrato dal sud, nel 1961. La stazione centrale l'ho rivista identica a come la vedevo da bambino quando partivo o tornavo dalle vacanze dai parenti. E' stato tutto molto emozionante.
Ho letto sul Morandini dei cenni "storici" a questo film che mi hanno sconvolto e che non conoscevo:
Osteggiato dai politici e bersagliato dalla censura, è il solo film di Visconti che incassò nelle sale di seconda e terza visione più che in quelle di prima, in provincia più che nelle grandi città. Premio speciale della giuria alla mostra di Venezia. La vicenda giudiziaria continutò fino al 1966 quando Visconti fu assolto in modo definitivo. Nel 1969 la censura ribadì il divieto ai minori di 18 anni e nel 1979 fu allestita una nuova edizione per il passaggio in TV con altri tagli e taglietti.

Perché un film del genere deve essere vietato ai minori di 18 anni? Non vi sono né scene di sesso tantomeno di violenza gratuita o particolarmente cruente. Ho avuto la fortuna di vederne una edizione sostanzialmente integrale, di 169 minuti, e nulla m'è parso da censurare. Però ora siamo nel 2007. Nel 1960 fare un ritratto così veritiero di una famiglia di emigranti, forse, andava contro gli interessi economici di qualcuno, le promesse politiche di qualcun'altro, l'immagine di realizzazione personale e di felicità che le grandi città del nord avevano per il sud. E' davvero difficile quanto interessante capire il perché di tutta questa ostilità da parte dei censori verso questo bellissimo film, UN CAPOLAVORO davvero.

Fotografia di Giuseppe Rotunno, musiche di Nino Rota: 2 grandissimi della nostra storia artistica legati al cinema.

Cast d'attori di grandezza assoluta.
Alain Delon è un'icona ormai nell'interpretazione di Rocco. All'inizio mi ha lasciato perplesso la sua faccia troppo "bella" per un ruolo simile, ma poi la sua magnifica interpretazione ha fatto dimenticare ogni pregiudizio.
Renato Salvatori, che interpreta Simone, è a mio parere uno dei più grandi attori del dopoguerra italiano, grande "faccia", bella e massiccia, adatta al dramma come alla commedia. E' un mio mito quest'attore.
Per Annie Girardot non ho parole. Due scene che ha fatto con Salvatori, quella sotto il ponte della Ghisolfa e quella all'idroscalo, me le sono riguardate 3 volte. Lì Visconti mette il massimo della sua poesia, si rimane incantati.

martedì 18 settembre 2007

Atame! - Légami!

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Ricky viene dimesso da un istituto psichiatrico e dichiarato guarito. Immediatamente va alla ricerca di Marina, una diva del porno, tossicodipendente, convertitasi al cinema "normale". E' deciso, sa quello che vuole e perché, è perdutamente innamorato di Marina, allora la segue, s'introduce in casa sua e la sequestra. Vuole sposarla, avere dei figli e vuole che lei si convinca a sua volta, che s'innamori di lui.

Tutto il film è la storia di questo sequestro.
Il finale m'ha deluso un po', diciamo che è stato banale, ma il film scorre piacevolmente e con momenti anche comici nel ritrarre un ennesimo caso di Sindrome di Stoccolma.

Le notti bianche

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Visconti ambienta in Italia, in una città non ben definita e splendidamente creata interamente negli studi di Cinecittà, l'omonimo romanzo breve di Dostoevskij che ha ispirato diversi registi (ed anche, solo nel titolo, qualche iniziativa "notturna" in alcuni comuni italiani).

Mario vive solo, in un'appartamento a pensione. Una sera incontra Natalia che piange e ne fa amicizia. Lei aspetta da tempo l'uomo che ama e che le ha promesso di tornare un anno prima, ma non è ancora tornato. Cominciano a frequentarsi, da amici, però Mario è innamorato, lei vorrebbe ricambiare solo che si sente in dovere di restare fedele all'uomo che le ha fatto la promessa, che tarda a venire e più tarda, più le speranze di Mario aumentano insieme ai dubbi di Natalia, che comincia ad innamorarsi anche lei.

Trascorreranno molte notti insieme, a parlare, nei locali, per strada. La presenza dell'assente si sentirà sempre e...

Bellissimo film, con una fotografia curata da Giuseppe Rotunno semplicemente proverbiale.
Il finale sembra un quadro impressionista.

La terra trema

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

"I fatti rappresentati in questo film accadono in Italia, e precisamente in Sicilia, nel paese di Acitrezza, che si trova sul mare Jonio a poca distanza da Catania.
La storia che il film racconta è la stessa che si rinnova da anni, in tutti quei paesi dove uomini sfruttano altri uomini.


Le case, le strade, le barche, il mare sono quelli di Acitrezza.
Tutti gli attori del film sono stati scelti tra gli abitanti del paese: pescatori, ragazze, braccianti, muratori, grossisti del pesce.
Essi non conoscono lingua diversa dal siciliano per esprimere ribellioni, dolore, speranze.
La lingua italiana non è in Sicilia la lingua dei poveri."

Ho voluto riportare l'incipit scritto del film perché è di per sé recensione. Questo Leone d'Oro uscì inizialmente con il dialetto di Acitrezza, incomprensibile persino al resto dei siciliani. Venne poi doppiato in un dialetto siciliano "più comprensibile".

La storia principalmente raccontata è semplicemente quella di un pescatore che cerca di slegarsi dal potere dei grossisti e del consorzio, proprietari di tutto, comprandosi una barca. Lotterà contro tutto e tutti, avrà successo ma poi...
Il realismo del film, come scritto dallo stesso regista, è totale. Anche dal punto di vista tecnico, tutto è girato senza luci aggiunte e le scene notturne sono estremamente scure infatti. Indipendentemente da quanto si riesce a comprendere dal dialetto, tutto è facilmente comprensibile e gli attori sono stupefacenti: è vero che interpretano sé stessi, ma farlo davanti a delle telecamere non è la stessa cosa.

Ogni volta che lo rivedo, questo film mi mette i brividi, è di una bellezza assoluta.
A mio parere, un capolavoro.

lunedì 17 settembre 2007

Il sole ingannatore

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Unione Sovietica, nel pieno del dominio staliniano, 1936.
Kotov, eroe della Rivoluzione d'Ottobre, vive in una dacia in campagna con la giovane moglie Maria e la piccola figlia Nadia. Insieme a loro vivono anche i familiari di Maria, famiglia alto borghese prima della rivoluzione. La loro è una vita felice e tranquilla anche se, Kotov a parte, tutti sono decisamente nostalgici della vita che conducevano prima dell'avvento dei bolscevichi.

Verrà a trovarli "un tale", vecchio amico di famiglia e soprattutto di Maria. Apparentemente solo in visita di piacere, anche se creerà qualche turbamento. In realtà ha uno scopo preciso: è un membro della temutissima polizia politica. Ordini di Stalin? Vendetta personale verso chi l'ha defraudato dell'amore giovanile? Non è chiara la cosa.

Film di grande denuncia delle purghe staliniane, le vicende che narra sono vere e documentate.
Il "sole" che inganna, fuor di metafora, è ben ritratto nel finale, in una enorme immagine che campeggia sui prati. E' il sole che ha bruciato e disatteso le speranze di tutti, di chi lo ha creduto ed aiutato e di chi lo ha temuto come un nemico.

domenica 16 settembre 2007

Lolita

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Riproduzione cinematografica dell'omonimo romanzo di Vladimir Nabokov, il quale ha curato anche la sceneggiatura per questo grandissimo capolavoro di Kubrick.

Il termine "lolita" da nome è diventato ormai anche aggettivo. Individua una ragazza minorenne quanto già formata come donna e dai modi particolarmente ammalianti. E questo grazie al romanzo ed a questo film. Il regista ha scelto un'attrice tredicenne perfetta per questo ruolo, Sue Lyon, che impressiona per bravura e bellezza.

E' la semplice e rovinosa storia di un uomo che per puro caso, affittando un appartemento presso una famiglia, incontra Lolita e ne rimane folgorato. Uomo tranquillo, scrittore e professore di letteratura francese, venuto in america per cercare tranquillità, scoprirà il turbamento. Da quel momento non ci sarà altro nella sua testa.
Una serie di eventi lo porteranno a vivere con lei, a dedicarle tutto e ad una gelosia possessiva parossistica. Lui sarà la vera vittima della situazione, fino ad estremi gesti finali. Lolita in qualche modo uscirà dalla situazione, ma è lui che vive nel tormento continuo, nel timore delle dicerie, nella continua voglia di fuggire e cercare un luogo dove isolarsi con la sua ninfa.
Un personaggio cinico ed intelligente lo seguirà in tutta la sua avventura e solo alla fine scoprirà quanto sarà determinante.

Un film che tiene costantemente attenti ad analizzare ogni sfumatura. Non c'è una sola scena di sesso, che non sarebbe servita a nulla se non a suscitare morbosità. Il vero protagonista è l'uomo e la sua psiche, la sua debolezza.

Regia e montaggio impeccabili. Musiche bellissime. Attori bravissimi.
Capolavoro immortale.

sabato 15 settembre 2007

L'ottavo giorno

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Harry è un manager di successo, vive una vita molto regolata, ha una infelice situazione familiare alle spalle. George è un ragazzo affetto da Sindrome di Down. S'incontreranno per un caso fortuito in un momento per entrambi particolarmente difficile: Harry è "ai limiti" con moglie e figlie; George ha lasciato l'istituto in cui vive per cercare la madre.
I due vivranno insieme dei giorni, durante i quali accadrà di tutto. Situazioni normalissime per le rispettive condizioni, intervallate soprattutto da momenti onirici e musicali nei quali George cade in sogno, sia ad occhi chiusi che ad occhi aperti. Una serie continua di momenti drammatici ed esaltanti, commoventi ed esilaranti. George vive tutte le emarginazioni che possiamo immaginare ma la sua condizione lo porta sempre a comportarsi in modo assolutamente libero; Harry diventerà il suo grande amico e imparerà molto.

Curioso il titolo. Un giorno aggiunto alla nota Genesi? Ve lo lascio scoprire, è un messaggio molto chiaro.
Il film è davvero fatto molto bene. Pur aggiungendo molta poesia e fantasia alla vicenda, non fa sconti di alcun tipo alla vita di entrambi i protagonisti.
Harry è interpretato da un bravissimo Daniel Auteuil che ha vinto a Cannes il premio come miglior attore protagonista proprio insieme all'attore down Pascal Duquenne. Lo stesso Auteuil ha affermato che "... Duquenne è il Marlon Brando degli attori down." e vi garantisco che non ha affatto esagerato, la sua interpretazione è veramente fantastica!

venerdì 14 settembre 2007

Entre tinieblas - L'indiscreto fascino del peccato

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Film divertentissimo, se si ha un po' di piacere nel vedere cose assurde.
Una cantante da night assiste alla morte del fidanzato per overdose. Scappa, non si capisce se inseguita da polizia o da spacciatori, forse da entrambi, e si rifugia in un piccolo convento di suore, sue ammiratrici.
Dal momento che entra in convento non passa minuto senza che si veda o si senta qualcosa che lascia di stucco! Tutte cose normali, o quasi, ma che certo non ce le si aspetta in quel luogo. Vien voglia di ridere ma lo stupore blocca ed è uno stupore che origina dal fatto che ogni cosa assume un aspetto, come dire, "usuale" e non atipico.

"Viviamo in un mondo tormentato dal peccato, abbiamo bisogno dei peccatori e se lo siamo anche noi possiamo aiutare tutti al meglio": più o meno così si esprime ad un certo punto la madre superiora. Il film è tutto un susseguirsi di eventi, piccoli intrighi, segreti nascosti ma nemmeno più di tanto, che ho trovato estremamente esilarante.

Peccato che la versione integrale è introvabile. In italiano poi non esiste, perché il film è stato boicottato e tagliato per oltre un quarto della sua durata dalla nostrana e immarcescibile censura.

Adoro l'Almodovar degli inizi, dissacratore e amorale, come quello di "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio".

Blue in the face

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Sequel immediato sull'onda del successo di Smoke, lo stesso anno. Stavolta Paul Auster è anche regista oltre che co-autore.

Siamo sempre nella tabaccheria di Brooklyn. Non ci sono storie particolari, come in Smoke, solo situazioni di vita nella tabaccheria-ritrovo, episodi vari al solito divertenti, anche qualche apparizione di personaggi che han proprio desiderato partecipare al film, come Jim Jarmush, Madonna e Lou Reed, quest'ultimo ha raccontato il suo modo di vivere New York.

Il film poi tratta a più riprese qualche particolare distintivo della vita storica ed attuale del quartiere di Brooklyn, come la tradizione delle cialde belghe e soprattutto la storia dei Dodgers, con anche alcuni filmati di repertorio, mitica squadra di baseball del quartiere poi venduta.

Meno riuscito di Smoke, più improvvisato, ma sempre divertente.
Sicuramente un grande omaggio per Brooklyn e la sua gente, che appare davvero come un popolo a sé nella grande mela.

giovedì 13 settembre 2007

Il dottor Stranamore

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Il titolo completo è: "Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba".
Storia grottesca di un'ipotetica guerra atomica. Un generale impazzito pieno di paranoie, al comando di una base aerea di B52 armati di bombe H, ordina l'attivazione del Piano R, un piano che gli permette, per una follia burocratica sfuggita al presidente degli stati uniti, di ordinare autonomamente un attacco massivo contro il territorio sovietico. Non solo questo generale riesce a dare quest'ordine, ma è anche l'unico depositario dei codici di sicurezza per ordinare un rientro dell'attacco.

Tutto, ripeto, è grottesco ed assurdo, e dà anche un'idea della fragilità della vita umana su questo pianeta a causa della minaccia nucleare. Sicuramente è una mostruosa satira sulla stupidità umana che ha portato a ciò.

Peter Sellers insuperabile. Interpreta 3 ruoli: Mandrake, generale inglese di supporto al pazzo che ha scatenato l'attacco; il presidente degli stati uniti; il Dottor Stranamore, "consulente tecnico" del presidente dal marcatissimo accento tedesco che è tutto una metafora di per sé.

Film cult per eccellenza.

Terra e Libertà

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Alla morte del nonno David la nipote, prima del funerale, va a caccia di ricordi. Troverà vecchi ritagli di giornali inglesi e spagnoli, lettere, oggetti, che riuscirà a ricomporre al punto da ricostruire la vita del nonno.

Scopre che nel 1936, allo scoppio della guerra civile in Spagna, David, sindacalista e socialista, con un avventuroso viaggio s'era unito come volontario alle milizie del POUM. I socialisti vinsero le elezioni quell'anno, ma immediatamente il generale Franco ordì un golpe contro il governo appena sorto, appoggiatissimo all'interno dai proprietari terrieri, da nobiltà e regnanti, dalla sacra romana chiesa e all'esterno dai fascisti italiani e i nazisti tedeschi. Per contro confluirono in Spagna comunisti ed anarchici da tutto il mondo, i quali però non riuscirono mai ad armarsi a sufficienza per contrastare i fascisti...

Il solo governo straniero che appoggiò i rivoluzionari fu quello sovietico, ma stalin, con un cinismo che non stupisce, in realtà agì contro di loro. stalin in quel periodo era intento ad accordi bilaterali al fine di scongiurare ogni coinvolgimento in una guerra ormai imminente (emblematico il famoso Patto Molotov-Ribbentrop) e temeva l'idealismo socialista degli spagnoli, le collettivizzazioni della proprietà terriera, ecc..., come cose che avrebbero messo in cattiva luce nella politica internazionale anche l'urss creando ostacoli agli accordi. Ordinò la formazione delle Brigate internazionali coordinate direttamente da membri del Comintern, le quali diventarono l'esercito ufficialmente riconosciuto dal governo repubblicano, ed imposero al POUM ed agli anarchici di sciogliersi. Nacque così una guerra "interna" tra i rivoluzionari che fu una delle principali cause della loro sconfitta.

Il film è bellissimo, fatto bene ed estremamente rigoroso dal punto di vista storico. David dopo il POUM passerà nelle brigate, convinto che fosse suo dovere d'iscritto al partito comunista, poi pentito tornerà con le milizie, tra le quali militava la spagnola Blanca della quale era innamorato e che ebbe grande influenza su di lui.

L'inevitabilmente drammatico e lungo finale comincia con una scena di grandissimo effetto, dove si riconosce il Grande Cinema di Loach "il rosso".

mercoledì 12 settembre 2007

A mia madre piacciono le donne

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Sofia vive a Madrid, fa la pianista, è più che adulta, separata da tempo, madre di 3 splendide figlie che vivono autonomamente, e sta festeggiando con loro il suo compleanno. Con l'occasione decide di annunciare loro che è felicemente innamorata, ma di una donna, anch'essa pianista. Da quel momento comincia tutto il comprensibile imbarazzo. Le 3 giovani donne inizialmente guardano con diffidenza alla cosa, anche perché la fidanzata della madre è di Praga, molto più giovane di lei, e la madre ha dato fondo a tutti i risparmi per agevolarle la permanenza in Spagna. Accadrà di tutto, soprattutto a causa di Elvira, una delle figlie, particolarmente sensibile quanto instabile emotivamente.

E' un film divertente e brillante che tratta il tema della omosessualità con molta leggerezza. Leonor Watling che interpeta Elvira è davvero molto brava oltre che bella.
Ottimo per rilassarsi con simpatia, senza essere banale.

Il terzo uomo

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Vienna nel 1946 vive ancora una fase di transizione. E' divisa in 4 zone: americana, inglese, francese, russa. C'è poi anche la cosidetta "zona internazionale". Manca tutto per la popolazione ed il mercato nero prospera, per ogni genere di bene.

In questo contesto Harry Lime invita l'americano Holly Martins, suo amico scrittore in pessime condizioni economiche, a raggiungerlo per offrirgli un lavoro. Quando Harry arriva a Vienna però scopre che l'amico è morto in un incidente stradale, ma scopre anche che il suo arrivo suscita interessa da parte della polizia. Holly comincerà ad indagare sullo strano incidente all'amico, frequenterà i conoscenti, la donna di Harry (Alida Valli, stupenda!), e scoprirà ... giallo con intrighi, alla Orson Welles, essendo quest'ultimo tra i protagonisti del film e, secondo me, anche un po' regista occulto.

Bellissimo film, per chi ama il genere. Scena finale da antologia.

Blow-up

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E' ambientato in una Londra decisamente surreale. Il protagonista è un ricco fotografo di moda che si troverà casualmente coinvolto come testimone di un delitto. Tra il ritrarre la vita particolare del personaggio e in parte di quegli anni e tra il narrare l'indagine che il fotografo svolge, il film non indugia mai in nessuno dei 2 aspetti, li lascia incompiuti narrativamente, sembra una sequenza di episodi. Il finale che richiama il tema della strana scena iniziale riporta con metafora un po' scontata al vero aspetto evidente, la vita come status illusorio ed irreale, forse per descrivere il mondo patinato ed anche cinico del fotografo e di chi gli gravita intorno, forse per descrivere la vita di tutti.

Francamente questa Palma d'Oro non m'ha del tutto convinto. Alla fine m'è sembrato un film senza trama o idee da sviluppare.
Sicuramente da premio la fotografia di Carlo De Palma e la musica originale, bellissima per chi ama il jazz, composta da Herbie Hancock. Se però si vuole sentire la musica è bene procurarsi il cd, perché nel film si sente poco, cosa davvero strana.

Vanya sulla 42a strada

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Teatro nel Cinema. Louis Malle porta sul grande schermo una commedia in 4 atti di Anton Cechov: "Zio Vanya".
Vanya è uno scapolo di campagna, un modesto proprietario, vive con la madre, una tata, un amico di famiglia, il medico di famiglia che spesso è lì e soprattutto con la nipote, figlia del fratello maggiore, che lavora e porta avanti le attività insieme a lui. Il fratello ha sempre vissuto alle loro spalle in città, è un intellettuale fallito che non ha mai combinato nulla, e il suo arrivo e della sua bellissima moglie ha portato scompiglio, rotto gli equilibri... E' una storia fatta di dialoghi intensi e bellissimi, tutti dedicati a dare un senso ed un significato alla vita.

Girato in un vecchio e storico teatro di New York in rovina, poco prima che lo stesso venisse abbattuto. La storia è interpretata come prova generale della commedia che poi verrà rappresentata, con un ristretto pubblico di ospiti praticamente addossato agli attori sulla scena, che non vestono in costume. Tra un atto e l'altro gli attori escono brevemente dalla finzione, per piccole pause e pasti, in un modo che però non crea stacco e la vicenda teatrale riparte immediatamente come se mai si fosse interrotta.
La telecamera è usata con parsimonia ed emula in tutto e per tutto uno spettatore presente, di persona, sulla scena, una cosa davvero splendida! I più attenti noteranno, in alcuni momenti, lievi oscillazioni irregolari ma chiaramente fatte ad arte, e con arte, che emulano appunto l'instabilità intrinseca di un corpo umano. Davvero geniale.

Film bellissimo.

martedì 11 settembre 2007

Magdalene

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Il film racconta la storia vera di 4 ragazze irlandesi di famiglia cattolica: Margaret, Bernadette, Rose, Crispina.

Quando lo vidi al cinema appena uscito sapevo che tipo di storia andavo a vedere. Fece uno scalpore enorme questo film, che subì ogni ingiuria possibile dagli integralisti cattolici dei quali l'Italia certo non difetta. Fortunatamente non difettiamo nemmeno di intellettuali liberi pensatori, e questo film non solo fu possibile vederlo, ma vinse anche un Leone d'Oro meritatissimo.

Che cos'erano queste Case della Maddalena? In termine tecnico erano dei collegi, o meglio degli educandati, molto diffusi in Irlanda e gestiti dalle Sorelle della Misericordia. Vi confluivano ragazze giovani, su richiesta di famiglie, preti, orfanotofri ed altri "luoghi" dove le ragazze stesse già vivevano in regime di sottomissione totale. Erano colpevoli di essere troppo belle ed istigare il peccato, peccato solo pensato o attuato in termini di violenza, ma le colpevoli erano loro; erano molto spesso ragazze madri alle quali veniva tolto il bimbo appena nato ed affidato a famiglie di sicura rettitudine morale.
In realtà questi luoghi avevano tutti i connotati d'un carcere a lavori forzati. Le ragazze non potevano uscire, lavoravano da mane a sera nelle lavanderie che questi istituti gestivano senza percepire alcunché, erano nutrite ai minimi termini nella stessa sala dove le suore misericordiose si rimpinzavano. Non potevano parlare tra loro, non potevano incontrare nessuno che fosse esterno all'istituto parenti compresi ed erano costantemente sottoposte ad ogni sorta di umiliazione, comprese costrizioni a rapporti sessuali.
La società esterna le vedeva come delle puttane, svergognate e lussuriose, che dovevano espiare i propri peccati dentro quei posti che avevano l'approvazione di tutto il mondo cattolico irlandese. Pochi sapevano cosa accadeva lì dentro e non avevano il coraggio di parlare.

Non stiamo raccontando la storia di Justine di De Sade, ma di 4 ragazze irlandesi che alla fine, in qualche modo, riuscirono ad uscire da lì dentro. 3 di loro hanno raccontato nei minimi dettagli la loro vita e ciò ha permesso l'uscita di dossier accurati ed in ultima analisi di questo film, cosa che ha permesso finalmente di portare questa verità a tutti.

Non stiamo nemmeno parlando del medioevo. La storia si svolge nel 1964, proprio in quegli anni famosi per i movimenti di lotta femministi e per l'inizio vero della emancipazione femminile.

"Si calcola che almeno 30000 donne siano state detenute nelle Case della Maddalena in tutta l'Irlanda. L'ultima lavanderia ha chiuso nel 1996". Questa scritta compare alla fine del film, dopo aver scritto anche la situazione attuale delle 4 protagoniste.

Come detto, in Italia ci furono numerosissimi dibattiti a riguardo di questo film. Per chi volesse approfondire l'argomento ho trovato questo articolo, molto lungo quanto interessante. Sono andato a verificare qualche fonte citata dall'articolo, in particolare riguardo la figura della coraggiosa suora Marie 'O Donohue e ho trovato un articolo del 2001, anno precedente al film. Altra citazione importante è quella di un sito cattolico americano indipendente, il National Catholic Reporter, citato in particolare per una inchiesta svolta sulle suore violentate. Il sito esiste ed ha addirittura in home page il link ad un incredibile Abuse Tracker, un notiziario aggiornato quotidianamente, con anche più notizie per giorno, sugli abusi del clero.

Se questo film l'avesse fatto Ken Loach sarebbe stato molto più duro da vedere, più esplicito. Invece Peter Mullan non si sofferma troppo, e sarebbe stato inutile, sulle violenze e le torture psicologiche. Si capiscono fin troppo bene ed indugiare sarebbe stato crudele. Ho apprezzato molto la cosa.
Così come ho apprezzato il fatto che ha messo in evidenza che non era la fede religiosa in discussione, tant'è che le ragazze non la rinnegano, ma l'ipocrisia, la brutale intransigenza e la violenza a cui vanno incontro menti perverse se viene dato loro del potere sulla base della religione stessa.

Vivere!

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Percorrendo la vita di una famiglia si percorrono una serie di eventi storici fondamentali della Cina contemporanea.

1940: inizia la storia. Lui è ricco, ha proprietà terriere e una casa grandissima, solo che ha anche un vizio terribile: il gioco dei dadi. Perderà tutto, si ritroverà per strada con moglie e figli, ma ritroverà sé stesso in un lavoro onesto ed artistico con il bellissimo "teatro delle ombre".

1949: guerra civile. Rivoluzionari contro reazionari. Molti, come il nostro protagonista, si ritroveranno a combattere loro malgrado, tutto dipende da quale delle 2 parti è vincente nel luogo in cui ti trovi e coi quali sarai costretto ad arruolarti. Al ritorno troverà una moglie in grande difficoltà eppur inserita nel nuovo stile di vita collettivo, con una casa, un lavoro e condizioni di vita accettabili. Anche lui aderirà, senza passione ma con buon senso, al nuovo stile di vita.
1958: raccolta del metallo. E' il primo grande momento, post-rivoluzione, di massima aggregazione delle forze e di chiamata generale a contribuire al paese. Tutti gli oggetti metallici vengono fusi e spediti per contribuire alla "grande causa". La nostra famiglia protagonista vivrà il primo dei suoi momenti più drammatici.
1966: rivoluzione culturale. La figura di Mao è ormai un culto. La vita è difficilissima, basta un niente per diventare "nemici del popolo" e passare dei guai molto seri. Nemmeno Orwell poté prevedere tanta pazzia. E' il delirio del "proletarismo estremo" che porterà ingiustizie, conseguenze nefaste in tutti i campi e la nostra povera famiglia ce ne darà un esempio dei più incredibili.

La parte del 1966 è la più lunga ed anche la meglio sviluppata, fermo restando che tutto il film è veramente fantastico, solo un piccolo gradino sotto la soglia del capolavoro.
Il realismo è estremo, le recitazioni fantastiche e la stupenda Gong-Li, pupilla di Yimou, si supera. Vivere tutti quegli avvenimenti, poi, con la telecamera sulle spalle di una famiglia, è il miglior modo per studiarli.

lunedì 10 settembre 2007

Hero

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Ero abituato alle scene curate ma scarne dei film di Yimou, anche alla fotografia impeccabile ed originale di chiara ispirazione giapponese. Non ero preparato a vedere un "filmone" pieno di effetti speciali, scenografie complesse e ricchissime di comparse, un kolossal a pieno titolo appartenente al wuxia.

Risolto lo stupore ho atteso un po'. Cominciavano a susseguirsi scene di combattimenti improbabili, gente che vola in barba alla gravità, robe che di solito evito come la rogna, ma tegno duro e ascolto bene le storie che raccontano.

Narrano di leggende del III sec a.c., dell'imperatore Qui che galleggia fra mito e storia per essere stato il Primo Imperatore della "grande cina", quello che per primo ha unito i 6 clan, che dividevano la Cina, "sotto un unico cielo" ed ha poi cominciato a realizzare la Grande Muraglia. L'opera di unione costò molto sangue e provocò molto odio e sete di vendette. I veri protagonisti sono infatti i valorissimi combattenti che a più riprese minacciano la vita dell'imperatore e che saranno artefici di gesti eroici incredibili.
La meraviglia di queste storie, per quello che sono e per come Yimou le ha rappresentate, è la loro imparzialità. Gli eroi appartengono ad ambo le sponde con gli stessi onori, a quelli che cercano di uccidere l'imperatore e a coloro che sono con lui, fino al punto di condividere persino il desiderio di un unico cielo, fermo restando i reciproci doveri verso gli antenati da una parte e verso il popolo e la corretta gestione del potere dall'altra.

Fotografia, colori, suoni e musica, impianti scenici imponenti, effetti, trucco, costumi... un'ubriacante ed impressionante quantità di bellezza persino aggressiva. La storia e le interpretazioni rischiano di passare in secondo piano, seppur bellissime e ben fatte.

domenica 9 settembre 2007

Il banchetto di nozze

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Film d'esordio del noto regista, è una commedia con una trama semplice ma ben eseguita e divertente.

Un giovane e brillante ragazzo di Taiwan ha trovato la felicità a New York, realizzandosi nel lavoro e in amore. E' omosessuale ed ha un bellissimo rapporto con il suo compagno. Figlio unico, la famiglia da Taiwan lo tempesta di domande riguardo ad eventuali fidanzate, a quando si sposerà: desiderano a tutti i costi un nipote.

Il figlio si sposerà finalmente! Sarà un matrimonio d'interesse reciproco: lui vuole tranquillizzare definitivamente i genitori e lei ha bisogno di sposarsi perché non gli rinnovano più il permesso di soggiorno. I genitori arriveranno da Taiwan e si insedieranno a casa sua dove cominceranno, ovviamente, una serie di equivoci, piccole bugie, segreti vari, una commedia continua per far apparire tutto "normale"... finché possibile.

venerdì 7 settembre 2007

La mariée était en noir - La sposa in nero

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Piccola perla di Truffat, narra la storia di una sposa rimasta vedova sul sagrato fuori dalla chiesa. Un gruppo di scapoli, per una stupida bravata, le uccide il marito con una fucilata. Rimarranno poi impuniti, impuniti per la legge, ma non per lei che sognava da una vita quel matrimonio e con quell'uomo.

E' un film tutto dedicato alla ostinazione pervicace cui può portare un fortissimo sentimento di vendetta.
La sposa, una bellissima Jeanne Moreau polimorfa, assumerà ogni aspetto e stratagemma per portare a compimento la sua missione verso i 5 scellerati, che ha ben individuato, fino al finale.

Mi ripeto, un film breve quanto intenso e curato. Bellissimo.

giovedì 6 settembre 2007

L'ultimo metrò

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La storia si svolge a Parigi nel 1942, nella Francia occupata dai tedeschi e con la Repubblica di Vichy, area "libera" ancora per poco.
Marion Steiner, moglie dell'ebreo Lucas, dirige il teatro di Montmartre. Il marito per ovvii motivi non può farsi vedere e rimane nascosto in cantina, pur riuscendo con degli stratagemmi a percepire quanto avviene nel teatro.

I teatri a quel tempo a Parigi sono sempre pieni, nonostante i coprifuochi (l'ultimo metrò parte alle 20:30 per permettere a tutti di tornare a casa in tempo) e nonostante i successivi bombardamenti angloamericani. Sono, è vero, i soli luoghi, quelli pubblici, a godere di riscaldamento, ma è soprattutto l'irrefrenabile voglia di arte recitata dei parigini a farla da padrona.

Il film narra la storia della compagnia, delle difficoltà tra censura e gestapo, di storie d'amore che s'intrecciano pur non tralsciando alcun dettaglio della durezza della vita in quel periodo. Fra mille difficoltà l'opera preparata verrà rappresentata e sarà un grande successo, ed anche dopo il successo ci saranno nuovi problemi e difficoltà.
A un certo momento la rappresentazione teatrale comincerà sempre più ad intrecciarsi con la storia stessa, fino al finale intelligente e commovente.

Uno dei film più belli di Truffaut, e non è un paragone da niente.
Stupendo.

Brother

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E' il genere che Kitano si diverte a fare, quello dei duri e violenti senza pietà. Lui stesso interpreta uno yakuza che in una lunga battaglia con bande rivali è costretto a lasciare il Giappone e va a Los Angeles da un fratello minore. Lo trova impegnato nel piccolo spaccio, ma lui porta tutta la sua "esperienza" e ben presto si ritrova a capo di un'organizzazione ben più vasta.

A differenza dei 2 film d'esordio, questo è un po' più maturo.
Sangue ne scorre parecchio, direi che siamo di fronte a un "quasi pulp", senza dubbio.

mercoledì 5 settembre 2007

L'amore fugge

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Antoine lavora in un giornale o qualcosa di simile, non ho ben capito, ed è anche uno scrittore. Ha scritto un libro in cui narra, con piccole fantasie aggiunte, tutte le sue passate esperienze con le donne, tante e quasi sempre incerte, compresa la relazione con la madre che ovviamente fa caso a sé. Tutte le storie sono piene di sincerità e passione ed accomunate dalla difficoltà a mantenere la relazione gioiosa ed interessante anche dopo i primi "fuochi".

E' una commedia simpatica e particolare per il modo in cui è sviluppata, una specie di "summa" delle opere di Truffaut dove compare l'attore suo alter-ego, Jean-Pierre Léaud. Il film infatti, con lo stesso protagonista, si sviluppa come un bricolage, dove alla storia principale, nei richiami delle esperienze precedenti spesso accennati dalla lettura di brani del libro, si aggiungono flashback tutti rigorosamente tratti da films precedenti dello stesso Truffat e con lo stesso attore, a colori o in bianco e nero, brani originali che fanno da intarsio alla trama principale. Ho riconosciuto "i 400 colpi" e "Baci rubati", forse i più usati, ma ve ne sono anche altri che non ho visto o non ho riconosciuto.

Un film carino ed originale, che porta anche a pensare che tutte le opere di Truffat, quelle che in qualche modo parlano d'amore, siano legate tra loro da un tema comune.

Cane Randagio

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Nell'Agosto del 1947, in una Tokio che con affanno cerca di riprendersi, ad un poliziotto ex-soldato viene rubata la colt d'ordinanza. E' un fatto grave e parte immediatamente un indagine alla ricerca del borseggiatore.
Il film con questo pretesto porta a realizzare, nella realtà, uno straordinario documento sui quartieri poveri e malfamati, passando da una realtà all'altra mano a mano che l'indagine prosegue. Lunghe carrellate nei mercati, fra le baracche, fra locali notturni.

Gli straordinari dialoghi sulla difficoltà di vivere in quel periodo, che possono portare le persone alle più differenti scelte, sono eccezionali. Mi hanno ricordato alcune riflessioni di Tolstoj che compaiono nel suo ultimo grande romanzo: "Resurrezione". Ci si interroga appunto sulle ragioni della delinquenza, sul corretto modo di operare della giustizia, su quanto conti l'ambiente in cui si vive.

Film fantastico, al limite del capolavoro, ma Kurosawa è davvero un grandissimo regista e si rischia di assegnargli spesso, ai suoi film, questo giudizio. Meravigliosa interpretazione di Toshiro Mifune ed anche del meno famoso, ma onnipresente nei film di Kurosawa fino ai primi anni '60, Takashi Shimura, altra icona del cinema giapponese.

martedì 4 settembre 2007

La camera verde

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Sceneggiato, diretto ed interpretato dallo stesso cineasta, è ispirato ad alcuni racconti di Henry James, uno in particolare: "L'altare dei morti".

Ambientato negli anni '30, il protagonista è uscito indenne dalla guerra del 15-18 pur avendola combattuta. Poco dopo la guerra sposa il suo grande amore, che però muore pochi mesi dopo il matrimonio. L'essere sopravvisuto ai propri compagni di battaglia ed alla propria moglie lo porta a cercare coi morti un rapporto diretto, una relazione che sfocia in un rispetto maniacale ed in una ossessiva volontà di rendere felici i morti, ignorando però i vivi.

Il finale, che sarà un po' forte e di grandissima coerenza, rispetterà il suo inconscio desiderio.

Film crepuscolare e sconvolgente.

Rashomon

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Rashomon è il nome del tempio dove durante un fortissimo temporale si rifugiano 3 persone. 2 di esse, un prete ed un contadino, sono stati testimoni a vario titolo di un fatto di cronaca, molto violento, che ha catalizzato l'attenzione degli ultimi giorni. Il 3° chiede loro conto della vicenda, ed gli altri cominciano a raccontare tutte le diverse versioni della vicenda così come testimoniate davanti all'autorità inquirente.

Le varie versioni narrano lo stesso evento con apparente coerenza con quanto rinvenuto nel bosco dove il fattaccio è avvenuto, eppure sono tutte molto diverse tra loro. Ogni versione verrà rappresentata mirabilmente ed alla fine nessuna di esse risulterà essere vera in assoluto. La sola certezza che resterà è l'incertezza della verità e l'inaffidabilità della natura umana. Un finale metaforico riporterà fiducia, a chi la vuol concedere, nella natura umana.

Superlativo il bolero ossessionante che accompagna in buona parte le scene nel bosco e i racconti degli episodi.

Leone d'oro nel 1951, meritatissimo.

lunedì 3 settembre 2007

Novecento

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

Analizzando la difficile ma profonda amicizia tra Olmo (G. Depardieu) ed Alfredo (R. De Niro), il primo un paesano ed il secondo il padrone del podere dove nasce e vive Olmo, da bambini fino ad adulti, il film ripercorre gli anni tra il primo '900 fino alla liberazione del 25 Aprile. Il grande sciopero generale agrario del 1908, la prima guerra, l'avvento del fascismo... , tutto visto però nel podere del parmense, per quel che concerne la vita dei padroni e soprattutto dei contadini, con generosità d'episodi. Non per nulla dura 5h e spicci.

Il cast è straordinario. Oltre ai protagonisti citati, tanti altri attori famosi e bravi, tra i quali segnalo la splendida interpretazione di un capo fascista terribile da parte di Donald Sutherland, sicuramente la parte più difficile del film. Anche sulla musica non s'è badato a spese: Morricone, al solito ottimo.

Però...
come tutti i film di Bertolucci, mi lascia un retrogusto d'americanismo, nei modi, nelle riprese, nelle inutili enfasi che non mi piace proprio per niente. Da un film storico come questo m'aspetto un po' di realismo vero, meno attori e più gente vera (penso a L'albero degli zoccoli ad esempio, che sovrasta questo di 10 lunghezze!), invece qui c'è molta recitazione, fiction, roba per fare incetta di oscar.
Peccato non potervi parlare del finale, ma lì tocchiamo l'apogeo della cazzata! E' antistorico e persino irrispettoso, macchiettistico, nei confronti della gente che aveva sputato sangue per la liberazione. I fatti non andarono per nulla come descritti, furono molto più duri ed assolutamente non teatrali come invece li si vuol far passare.

Si tratta, ad ogni modo, di opera importante che meritava trattazione a sé.