mercoledì 23 agosto 2006

Bread and roses

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E' uno dei film più "militanti" del bravissimo regista inglese Ken Loach, che ha una grande qualità, già da me apprezzata in altri film che presto dovrò rivedere, come ho fatto con questo: la totale assenza di retorica. Altri registi dichiaratamente di sinistra (e non faccio nomi, per ora) come lui scadono nella demagogia, nella critica banale ed ovvia, cosa che m'infastidisce in modo urticante!

Loach invece si limita a raccontare, senza edulcorare od inacidire alcunché, realtà che anzitutto s'è ben studiato, in prima persona. Viene dal giornalismo, quello serio, e questo come altri film è frutto di fatti conosciuti bene.
Non enfatizza nulla, espone, dove vi sono, le ragioni dell'uno e della controparte, ritrae le situazioni come un cronista e la regia e il montaggio sono privi di fronzoli, la fotografia è essenziale coi colori identici a quelli di tutti i giorni.

"Vogliamo pane e rose" è lo slogan dei lavoratori dell'impresa di pulizie di un lussuoso palazzo uffici negli usa. Non basta avere 5$ ora per lavorare, servono anche trattamenti umani degni della "più grande democrazia del mondo" (non esprimo pareri...), servono assistenza sociale, pause pranzo... serve vivere civilmente e senza ricatti costanti.
Tutti immigrati, molti clandestini e ancora senza permesso di soggiorno, sono letteralmente ridotti in schiavitù. Tanti aspetti della loro lotta e delle risposte che ricevono dai proprietari dello stabile sono interessanti da discutere, ma ne parliamo magari in post successivi... dovrei raccontarvi troppi fatti.

Sola concessione al Cinema "artistico" è la scena iniziale, che ritrae la protagonista Maya e i suoi compagni di sventura mentre emigrano dal Messico e con l'aiuto di certi f.d.p. (in inglese s.o.b.) si introducono clandestinamente in california. E' girata stupendamente e rende molto l'idea dello stato d'animo delle persone.


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